Marc Gasol sulla nave della Open Arms che ha salvato Josephine

18/07/2018 di Enzo Boldi

Il canestro più importante lo ha fatto lontano dal parquet. La stella della Nba Marc Gasol si è reso orgoglioso protagonista del salvataggio di Josephine, la donna camerunense unica sopravvissuta del naufragio libico della scorsa notte. Il 33enne spagnolo, cestista dei Memphis Grizzlies, era a bordo della Proactiva Open Arms come volontario, la nave che è stata il simbolo più recente dei soccorsi di migranti nel Mediterraneo.

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«Frustrazione, rabbia, impotenza – scrive la stella dei Memphis Grizzlies su Twitter, in un post corredato dalla foto del salvataggio di Josephine -. È incredibile come così tante persone vulnerabili vengano abbandonate alla loro morte in mare. Profonda ammirazione per quelli che stavolta chiamo i miei compagni di squadra». Il caso ha voluto che a bordo della  Proactiva Open Arms ci fosse proprio Gasol che ora, grazie alla sua fama (anche se forse in questi casi non servirebbe) vuole smuovere le coscienze mostrando al mondo cosa accade quotidianamente e quali tragedie il mondo porta alla luce ogni giorno.

Marc Gasol conferma la versione di Open Arms

In un’intervista rilasciata al quotidiano spagnolo El Pais, Gasol ha ribadito anche la versione di Open Arms su quanto accaduto di recente a largo della Libia. «Abbiamo appreso che la motovedetta libica aveva riportato i naufraghi in Libia e distrutto la barca in cui erano stati due giorni e due notti. Ma hanno lasciato almeno tre persone abbandonate. Inizialmente sembrava che non ci fosse nessuno vivo. Poi siamo arrivati più vicini e abbiamo visto una donna viva aggrappata con un braccio a un pezzo di legno». Quella donna era Josephine.

Marc Gasol e il senso di solidarietà nata dopo la foto del piccolo Aylan

Nella stessa intervista a El Pais, Marc Gasol ha spiegato la sua scelta di andare a soccorre le cosiddette «vittime del mare» e imbarcarsi a bordo di una nave Ong. «La fotografia che tre anni fa ha fatto il giro del mondo, quella del piccolo Aylan Kurdi, morto in un naufragio sulle rive della Turchia, mi ha provocato un senso di rabbia – ha spiegato il cestista dei Memphis Griezzlis -. A quel punto per me era chiaro che tutte le persone devono fare la loro parte per far sì che queste cose non accadano più». E la sua scelta è stata quella di legarsi alla gente di Open Arm. «Mi hanno fatto capire che si tratta di una realtà drammatica – continua Gasol -. Per me è stato uno shock. Ammiro le persone delle Ong, che hanno messo a disposizione loro risorse economiche, logistiche, personali per aiutare i disperati. Ammiro chiunque fa qualcosa, senza aspettare che gli altri lo facciano».

 

(foto di copertina:  Borja B.Hojas / ABACAPRESS.COM)

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