Luigi Di Maio perdona i 70 ribelli: «Capisco il vostro malumore»

Non porta rancore Luigi Di Maio, ma anzi si mostra comprensivo ed accogliente. Fino ad un certo punto. Dinanzi a lui ieri per la prima volta dalla firma del documento, i 70 grillini che lo avevano sfiduciato mentre era a New York in veste di ministro degli Esteri per il summit Onu sul clima.

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«All’inizio non capivo» ha spiegato Luigi Di Maio rincontrando i senatori che, poco più di una settimana fa, avevano firmato il documento con cui, di fatto, Di Maio veniva sfiduciato come leader del Movimento 5 Stelle. Ma dopo il primo momento di confusione e sofferenza, Di Maio ha rimesso insieme i pezzi. Il leader pentastellato si trovava a New York per il summit Onu sul clima, e forse la distanza gli ha permesso di vedere ciò che stava accadendo con più obiettività. «Mi sono bastate un paio di telefonate per capire che non ce l’avevate con me» ha dichiarato, chiarendo quindi che non l’ha presa sul personale. Anzi: «Abbiamo fatto una tale svolta, in maniera così repentina.. è naturale che qualche malumore venga a galla». Tutto perdonato, forse. Perché in realtà i malumori restano, seppur pacati. Tra quei 70 senatori infatti ci sono nomi che stanno diventando delle spine del fianco del leader del Movimento, come quello di Elena Fattori, gelata dall’ex vicepremier con la frase «anche tu ti eri candidata premier e capo politico». O come quelli di Elio Lannutti, Primo Di Nicola, Alberto Airola e Emanuele Dessì. Di Maio per ora sceglie la carta della bontà e del perdono, e porge l’altra guancia: bisogna vedere fin quando durerà.

(Credits immagine di copertina:  ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

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