Per Di Maio, il cambio di casacca in Parlamento vale 100mila euro di risarcimento | VIDEO

26/09/2019 di Redazione

Quanto costa il vincolo di mandato? Secondo Luigi Di Maio, che cita lo statuto del Movimento 5 Stelle, 1oomila euro. Questa è la cifra che il ministro degli Esteri e capo politico pentastellato chiederà alla sua ex collega, la senatrice Silvia Vono che ha annunciato che, nei prossimi giorni, entrerà a tutti gli effetti a far parte del partito di Matteo Renzi, Italia Viva.

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Luigi Di Maio chiede 100mila euro a Silvia Vono

Da New York, dove è arrivato insieme al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, Luigi Di Maio ha ricordato come sia intenzione del Movimento 5 Stelle, anche se non è nell’accordo di governo con il Partito Democratico, introdurre il vincolo di mandato che invece è previsto dall’articolo 67 della Costituzione. Uno dei pilastri della libertà di espressione che, ultimamente, è stato invece demonizzato perché sovrapposto a una politica che – nell’immaginario collettivo – è tutta votata all’interesse personale.

Le polemiche sulla battuta di Luigi Di Maio

Tuttavia, non sono mancate le polemiche nei confronti di Luigi Di Maio e della sua frase. Il Movimento 5 Stelle è passato dall’alleanza con la Lega a quella con il Partito Democratico. Non si tratta di un vincolo di mandato, perché il rimescolamento delle maggioranze all’interno del Parlamento rappresenta una delle prerogative di una democrazia che, appunto, è parlamentare proprio per questo. Ma il cambiamento di schieramento ha lo stesso principio del cambio di casacca dei singoli deputati e senatori. Entrambe le cose, in ogni caso, sono tutelate dalla Costituzione.

Sorprende, inoltre, che un ministro degli Esteri, recatosi a New York per partecipare a un vertice internazionale, possa parlare dagli Stati Uniti di una micro-vicenda politica come quella della senatrice Vono. Non solo: l’indicazione dell’ammontare della sanzione che verrà richiesta – con un gesto, quello sì, che di costituzionale avrebbe ben poco – è sembrato di pessimo gusto agli osservatori. In tanti hanno etichettato questa battuta di Di Maio come la sua gaffe numero uno da titolare della Farnesina.

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