Luca Perri e le bufale sul cambiamento climatico: «Spesso ingannano anche gli scienziati»

Una riflessione sul perché, oggi, c'è così tanta disinformazione sul clima

11/11/2020 di Gianmichele Laino

Mentre il dibattito scientifico va avanti, cercando di capire le possibili interazioni tra intelligenza artificiale e sostenibilità ambientale, ci sono ancora alcuni punti fermi da cui partire, soprattutto per chi si interessa, da diverse prospettive, al cambiamento climatico. Lo sa bene Luca Perri, giovane astrofisico e divulgatore scientifico, che sempre più spesso nell’ultimo periodo ha cercato di svolgere un ruolo indispensabile: rendere più vicina la scienza, quella vera, agli utenti dei social network. Oggi, nel corso della settimana di eventi organizzata dalla Fondazione Veronesi (Science for Peace and Health può essere seguita in streaming, sui canali dedicati), interverrà con uno stand up proprio sulle interazioni tra energia e ambiente. Giornalettismo lo ha intervistato, invece, per capire a che punto siamo con le false informazioni diffuse sulle tematiche ambientali, in modo particolare sul cambiamento climatico: partire da qui, insomma, per poi approfondire temi più vasti.

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Luca Perri e le bufale sul cambiamento climatico

Ma perché le bufale sul cambiamento climatico sono così diffuse? «Alla base c’è un senso di difesa dell’opinione pubblica – ha detto Luca Perri a Giornalettismo -. Parlare di cambiamento climatico vuol dire fare autocritica e analizzare i nostri errori. Già questo senso di autocritica può infastidire, perché dovrebbe portare a una modifica alle nostre abitudini di vita. Prendere coscienza che in larga parte il cambiamento climatico è colpa nostra, di solito, ci crea dei limiti. Poi c’è un altro aspetto: quando ci vengono prospettate delle notizie brutte come la crisi climatica – ma lo vediamo nella situazione dell’attuale pandemia – il nostro cervello si autodifende. Insomma, non vogliamo sentir parlare di cose scomode e tragiche che si potrebbero verificare. Preferiamo le buone notizie».

Le bufale sul cambiamento climatico, quindi, si diffondono principalmente per la nostra paura di affrontare con responsabilità un argomento serio come quello del cambiamento climatico, innescando quasi un meccanismo di rimozione. Tuttavia, chi mette in circolo queste false informazioni, spesso, ha scopi di lucro, visto che i meccanismi di guadagno intorno al giro delle fake news sono ben noti. Capita, dunque, di imbattersi sempre più spesso in notizie infondate, costruite talmente tanto bene che – a volte – traggono in inganno gli stessi scienziati.

«Ce ne sono diverse, su cui abbiamo anche lavorato con Serena Giacomin (Pinguini all’equatore. Perché non tutto ciò che senti sul clima è vero, DeAgostini). Quelle apparentemente più innocue traggono in inganno anche gli stessi scienziati – ci ha spiegato Luca Perri -. Lo stesso Carlo Rubbia, ad esempio, ha dichiarato che Annibale è riuscito a passare le Alpi con gli elefanti, testimonianza di un clima più caldo ai tempi delle guerre puniche. Invece, gli elefanti usati da Annibale erano 37 e 36 sono morti subito dopo. Poi c’è il tipo di bufala che ci scagiona: quello sull’attività solare o addirittura sull’asse di inclinazione della rotazione terrestre per giustificare il cambiamento climatico. Sono tutte questioni che vengono messe in campo perché sono difficili da smentire nella realtà quotidiana. Tuttavia, nel 2020 siamo nel minimo dell’attività solare eppure abbiamo avuto record di estremizzazione climatica come la temperatura più alta nell’Artico o nella Death Valley e il record di piogge e freddo in altre aree del pianeta».

Luca Perri e una riflessione sul ruolo di Greta Thunberg

In tutto questo rumore di fondo causato dalla disinformazione sulle fake news, si inseriscono anche gli insulti agli attivisti per la difesa del pianeta. Si pensi ad esempio a tutto quello che è successo a Greta Thunberg, agli insulti ricevuti sui social network, addirittura alle dichiarazioni di politici e di alcuni esperti che hanno minimizzato la sua azione di sensibilizzazione verso le nuove generazioni: «Greta ha avuto il merito di diventare quasi una influencer climatica – ha concluso Luca Perri -. Lei è stata capace di risvegliare il suo target di riferimento e di spiegare il problema a gran parte della popolazione giovanile. Le generazioni precedenti non ne parlano perché il cambiamento climatico è loro responsabilità: il grosso merito di Greta è stato quello di portare all’attenzione dei giovani il problema. Ovvio, è una adolescente e non può avere la stessa competenza dei climatologi. Tuttavia, gli esperti ci raccontano le stesse cose da decenni, ma non hanno mai avuto la stessa potenza mediatica. Il problema è che quando si vede una adolescente che va dai cinquantenni e dei sessantenni di oggi a dire “avete gestito male il nostro pianeta ed è colpa vostra”, allora ci si chiude a riccio e si va ad offendere anche sul piano personale: una cosa che dal punto di vista scientifico non ha alcun senso. Gli stessi negazionisti climatici hanno smesso di ribattere con dei dati, sono passati dalla frase “non esiste il cambiamento climatico” alla frase “esiste ma non è colpa nostra”. E allora, anche se non si hanno dati per controbattere a una adolescente, ci si sposta su un altro piano e si insinua che sia governata da dietro le quinte. Queste cose, purtroppo, possono far presa sulla popolazione».

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