Luca Barbareschi annuncia la chiusura dell’Eliseo e attacca il governo | Video

Luca Barbareschi attacca il governo e minaccia la chiusura del Teatro Eliseo. È durissimo Luca Barbareschi della conferenza stampa organizzata nello stabile di via Nazionale di cui è proprietario e direttore artistico per spiegare cosa sta accadendo al teatro più antico di Roma. La commissione parlamentare ieri ha bocciato l’emendamento per cui il teatro Eliseo avrebbe avuto i finanziamenti di 4 milioni per tre anni (2019-201), per poter andare avanti. Ne ha per tutti il direttore del teatro, prendendosela con il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini e con il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri che, secondo il direttore del Teatro, è il prossimo candidato a sindaco di Roma. La sua conferenza stampa convocata questa mattina ha portato all’attenzione i problemi del teatro, che adesso è a rischio chiusura.

La conferenza stampa di Luca Barbareschi

Luca Barbareschi inizia attaccando la politica, ma anche la comunità di Roma: “Un teatro può chiudere per invidia sociale? Dov’è il senso della comunità culturale a Roma, quando si vuole perpetrare un genocidio culturale chiudendo il teatro Eliseo? Il fatto che la politica non ci ascolti non mi stupisce, ma mi turba quando a non ascoltarci è la nostra comunità”. Poi arriva la stoccata alla Raggi: “Tutti si dicono dispiaciuti, ma la Raggi non ha mai risposto al telefono, Bergamo dice che non può perché c’è la magistratura, ma non so cosa vuol dire. Se chiude il teatro, se chiudono i teatri muore la cultura, c’è la galera. Sono stufo di vedere persone che dicono una cosa e poi ne fanno altre”. E poi: “Chi è stato in quella stanza e ha bocciato quell’emendamento, non potrà più parlare di cultura. Chi chiude teatri non può parlare di cultura. Gualtieri con che coraggio chiude il teatro di Roma e poi tra 20 giorni inizierà a chiedere i voti dei romani?”.

Luca Barbareschi spiega che i soldi dati in passato sono stati tutti reinvestiti: “Ovviamente quando sono arrivati i 4+4 milioni e pagare il 15-16 eravamo messi molto male – ha debuttato Barbareschi -. L’ Eliseo è stato comprato da me con soldi miei e verrete querelati. Non avendo la possibilità di 5 milioni l’anno abbiamo fatto una legge portata bipartisan, ieri hanno ripresentato l’emendamento: è stato bocciato e quindi è iniziato un viaggio verso la morte. Ad ottobre ho incontrato Franceschini che si è fatto il selfie col Leone vinto a  Venezia. Io avrei preferito una legge che regolarizzasse tutto, come accade in  Francia.  Tutto è stato rendicontizzato, potete farvi mandare i dati”.

 Luca Barbareschi minaccia di essere stato lasciato solo: “Non mi ha ascoltato nessuno e ho lavorato in solitaria: Franceschini ha detto no al DEF, in passato sono stati dati soldi a tutti. Franceschini ha detto di no anche alla finanziaria, in questi tre giorni lui che è il ministro di competenza ha detto no al MEF.  Ieri alle ore 12 avevamo la chance, il ministro si è rimesso al voto della commissione. Quando un governo non vuole assumersi responsabilità fa questo e i parlamentari ieri hanno fatto il miracolo nel 2015, questa volta il parlamento ha bocciato. Poi è arrivata la foglia di fico. Oggi succede che aspettavo un messaggio di Misiani che ha detto di voler aprire un tavolo. Io ho visto più tavoli che self service, si dice così quando si vuole prendere qualcuno per il culo. Olivetti venne ucciso perché le banche avevano deciso di non dargli altri soldi. Oggi non me lo ha detto nessuno che il tavolo è aperto”.

Poi arrivano accuse pesanti a chi ha lavorato per anni al Teatro Eliseo, dato che alla conferenza di grossi nomi c’erano soltanto per solidarietà Elena Sofia Ricci e Fausto Brizzi: ” “Mi addolora la pavidità e latitanza dei colleghi, alcuni dei quali, come Sergio Rubini o Alessio Boni, hanno lavorato con me e oggi hanno spento il cellulare per non farsi chiamare. In questa sede, nel momento in cui io denuncio questa ingiustizia, sono in pochi ad essere vicino a me.  Il problema – aggiunge – è che io ho preso un teatro fallito e ne ho fatto un centro culturale d’eccellenza rispettando le regole e facendo tutto alla luce del sole mentre altri hanno bilanci truccati, pagano in nero o fanno cooperative fittizie”. Poi cita un teatro attaccato più volte da Luca Barbareschi durante la sua arringa: “Oppure altri che drogano il mercato, come il Piccolo di Milano: prende tra finanziamenti di Stato, quelli del Comune e degli enti locali oltre 11 milioni di euro e non ha neppure una compagnia permanente. E, malgrado abbia tanti finanziamenti statali, fa prezzi dei biglietti stracciati. Una cosa indegna – accusa Barbareschi – perché può permettersi di fare incassi ridicoli tanto i soldi glieli dà lo Stato. Per fare la stessa politica, all’Eliseo dovrei far pagare una poltrona 25mila euro!”.

Luca Barbareschi poi annuncia che resterà aperto solo fino ad aprile, ma che già oggi partiranno le lettere di licenziamento: “Io non posso chiudere prima di aprile perché non posso truffare gli abbonati, per me è un obbligo morale per i miei colleghi e artisti. Non so cosa votano gli artisti, mi interessa il talento. Io devo per forza iscrivermi per annunciare la stagione 20-21. Devo consegnare i contratti e tutti gli eventi, in cui mi impegno finanziariamente. Dovremmo denunciare il ministero: perché sono l’unico teatro che non può lavorare e programmare?  Dovrò mandare lettere di licenziamento e non saprei chi cacciare. Dovremo denunciare chi ci ha stalkerizzato perché non possiamo lavorare serenamente, mentre gli impiegati dei teatri nazionali non li licenzia nessuno. Oggi pomeriggio dovrei mandare le lettere di licenziamento, io non posso chiudere sto teatro e farci un albergo: Franceschini ha dato uso permanente, quindi può essere solo un teatro. Io non posso fare nulla. Dovremmo stare tutti fermi e aspettare il buon umore del governo. È ovvio che già oggi dovremo mandare le lettere. Mi dà fastidio l’astio verso di me che devo morire”.

La reazione di Luca Barbareschi a quanto fatto dal governo

Infine, Luca Barbareschi si difende da chi gli riversa contro le accuse giudiziarie, dato che ad aprile dovrà andare in tribunale: “Se andare a fare il mendicante in parlamento chiedendo un favore era un reato sarà vero dato che lo faccio il mendicante per mestiere. Tutti utilizzano la politica quindi non avendo dato o ricevuto alcun denaro non è traffico d’influenza. Ho pagato un lobbista per controllare il parlamento. C’è una parte della magistratura politicizzata e lo sappiamo tutti, io voglio vivere in un paese garantista e chiunque è innocente fino a prova contraria. Di Pietro trasformò l’avviso di garanzia in condanna, io no e non posso più andare in Rai per un avviso di garanzia poi la sera vedo gente come il figlio di Ciancimino o di Riina. Io se questo è un reato lo faccio dal mattino alla sera, ma tutti chiedono un favore. Chiedere un favore dando soldi è un reato, senza no. In quest’ultima finanziaria ho visto delle leggi volute da ministri che hanno dato soldi ai centri elettorali dove poi dovranno essere eletti. La magistratura questo deve indagare”.

Poi ancora sempre rivendicando il suo lavoro: “Io volevo solo fare un teatro, non pensavo che trasformare l’Eliseo in un polo d’eccellenza avrebbe scatenato una guerra personale contro di me. Io sono stato cinque anni presidente delle telecomunicazioni, in quella commissioni c’erano il top di tutto da Google a Facebook. Pensate cosa potevo cambiare con un emendamento, ho avuto offerto ogni settimana ma sono uscito immacolato. Io non ho mai preso e dato un euro, non ho paura di nessuno ma hanno tutti paura di me perché so la verità. Non faccio il ricattatore, ma oggi avrei potuto tirare giù il paese perché ho le informazioni per farlo. Io faccio l’attore e ho il privilegio da 45 anni di salire sui palchi italiani, europei ed inglese e fare un rito che pochi capiscono. Io ho più energia di prima e lo devo a questo”.

Luca Barbareschi poi ha chiuso con queste parole: “Il budget dell’Eliseo è il budget de La strada da di casa che faccio su Rai 1. Se noi avessimo avuto dall’inizio un milione di mezzo dal comune, provincia e regione saremmo arrivati a quella cifra che ci serviva. La Raggi non ci ha più risposto, neppure i soldi promessi da Tronca con i sindacati sono mai arrivati. Zingaretti ci ha dato 90mila euro, a Milano il Piccolo prende 5 milioni dal Mibact, 5 dal comune di Milano e dà i biglietti anche a 1 euro.  Io a quanto dovrei venderli? Il Piccolo non ha una compagnia nazionale, è da galera quello che fanno. Ad aprile nuovo rinvio a processo, quello per la piscina nelle Eolie però poi alla fine è stato un processo di 8 anni da cui sono stato assolto e andrà così anche stavolta”.

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