Lorenzo Fioramonti usa il Trono di Spade per spiegare cosa non va nell’insegnamento della storia
04/10/2019 di Gaia Mellone
Rimettere mano all’insegnamento della storia, con un focus specifico per rendere più moderno e attraente l’apprendimento del passato. Questa è la missione di cui si è fatto carico il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, grazie allo spunto datogli dal figlio.
Lorenzo Fioramonti usa il Trono di Spade per spiegare cosa non va nell’insegnamento della storia
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Intervenendo all’evento Gilda «Quale futuro senza la storia?», il ministro Lorenzo Fioramonti ha evidenziato la necessità di insegnare in un maniera innovativa la materia della Storia nella scuola. Capire il passato è fondamentale affinché gli studenti comprendano «come le generazioni passate hanno immaginato un futuro per poi realizzarlo». In particolar modo, sottolinea Fioramonti, è importante che «gli studenti possano confrontarsi con la storia recente». Un problema difficile da risolvere «perché il programma è lungo, forse varrebbe la pena introdurre un focus specifico sulla storia contemporanea».
Intanto, è importante che qualcosa cambi nell’insegnamento della materia nelle scuole, e a dargliene conferma, racconta Fioramonti, è stato il figlio che «mi chiede spesso: “Papà perché la storia è una sequenza di battaglie?” Poi ci lamentiamo che la società di oggi incoraggia la violenza e il conflitto. Non sempre la storia è maestra di vita ma serve ad avere una lente con cui leggere futuro». Il risultato è che la storia viene insegnata come «la versione libresca del “Trono di spade”». Serve quindi un approccio «che superi la superficialità del libro di testo» continua Fioramonti: far comprendere, analizzare e appassionare le nuove generazioni al passato, perché possano comprendere il futuro.
«Non cambierò l’esame di maturità, ma è opportuna una riflessione»
La materia di storia, così importante anche per il ministro Fioramonti, è stata però rimossa dall’esame di maturità: una decisione che aveva sollevato diverse polemiche e che non è sostenuta nemmeno da Fioramonti che però sottolinea «che non ho voglia di cambiare l’esame di maturità per l’ennesima volta». La motivazione è semplice: «Ogni volta che un ministro si insedia cambia l’esame di maturità: è come voler ammettere che non è in grado di cambiare nient’altro e volesse lasciare un segno». È però cosciente che, continua, «c’è attenzione su questo tema della storia alla maturità e va avviata una riflessione».
(Credits immagine di copertina: ANSA/GIUSEPPE LAMI)