Il nutrizionista Lorenzo Caressa e l’informazione medica sui mass-media: «A volte si perde il contesto»

Una critica rispetto all'informazione tradizionale, troppo spesso approssimativa sulle tematiche di carattere sanitario. Come possono, invece, pagine social di professionisti contribuire a un corretto modo di fare informazione?

31/01/2023 di Redazione Giornalettismo

Come è avvenuto anche per tutti gli altri settori – dal food al travel, passando per il mondo del beauty e del gossip -, anche le informazioni di carattere sanitario che vengono diffuse sui social network hanno avuto una loro categorizzazione molto ben precisa. Divulgatori e influencer si verticalizzano molto più che in passato, rispondendo a esigenze sempre più particolari e con un approfondimento sempre maggiore: vale per il debunking sanitario a tutto tondo, vale per i consigli specifici nel settore della nutrizione, vale per la psichiatria, per la ginecologia e per tutta una serie di branche della medicina che trovano un vero e proprio palcoscenico tra Instagram e TikTok. Anche il dott. Lorenzo Caressa – 105mila followers su Instagram, oltre 290mila su TikTok – è un biologo nutrizionista che ha deciso di dispensare notizie e informazioni affidabili nel suo campo anche attraverso i social network.

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Lorenzo Caressa e il suo progetto di divulgazione nella sfera della nutrizione

«Il primo obiettivo, all’inizio del progetto di divulgazione sui social network, era quello di avere lo studio sempre pieno per gli appuntamenti dei pazienti. E direi che questo è stato centrato in pieno. Ma il secondo obiettivo è stato anche quello di ispirare fiducia alle persone che, magari, guardano il mio profilo e vengono da me sapendo già come la penso».

Chi fa divulgazione sui social network parte sempre da un assunto: il fatto di doversi guadagnare, con la propria competenza, l’affidabilità di chi lo segue. Chi scrive per un organo di informazione, magari, dà per scontato che questa affidabilità gli sia già attribuita. E, invece, molto spesso le cose non vanno in questa direzione: succede che titoli acchiappa-click o informazioni poco accurate occupino intere pagine web su diversi quotidiani online. «Secondo me l’affidabilità dal punto di vista della veridicità dell’informazione nei giornali è abbastanza scarsa – spiega il dott. Caressa -. Quando mi capitano gli articoli che mi mandano i pazienti e quando mi dicono “guarda, il Corriere della Sera ha detto questo“, vedo sempre temi trattati con una certa superficialità o soltanto per realizzare un articolo acchiappa-click».

Eppure, basterebbe affidarsi a professionisti del settore (che, magari, con i social hanno anche potenziato la capacità di diffondere informazioni in maniera semplice e accattivante) per aumentare il tasso di attendibilità di notizie in ambito sanitario. Lorenzo Caressa, ad esempio, non si sottrarrebbe a questa sfida: «Sì, sarebbe quello che già faccio sui social network, ma in maniera un po’ più formale. Il contenuto, alla fine, non cambierebbe molto. Il problema è che penso che l’informazione vera sia molto “banale”. Mi spiego meglio: non esistono formule magiche, cibi che hanno proprietà insolite o tutto ciò che, nella maggior parte dei casi, leggiamo in articoli clickbait. Questa è una delle cause per cui i giornali tendono a pubblicare notizie confusionarie. Mancano, infatti, delle fonti di informazione che siano degli aggregatori di professionalità in vari campi medico-sanitari e che diano le notizie non perché sono sensazionali, ma perché sono verificate e attendibili».

 

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Lorenzo Caressa, che nella propria bio afferma di non essere attratto dal politicamente corretto, non ha avuto timore di puntualizzare informazioni che venivano presentate anche in programmi televisivi di un certo spessore, come Le Iene su Italia 1. Un servizio sulle diete che vengono proposte sui social network è stato analizzato in ogni dettaglio, evidenziando i passaggi che il professionista riteneva non corretti: «Il discorso è abbastanza complesso – ci spiega -. Se vogliamo provare a sintetizzarlo, diciamo che chi va in tv non sta riportando alla lettera ciò che dice la scienza. C’è della semplificazione ed è anche naturale, visti i tempi richiesti dai mass-media: anche io sui social tendo a dare le informazioni nella maniera più comprensibile possibile. Il problema è che a volte, anche in persone con esperienze decennali nel campo, manca il contesto. La mancanza della contestualizzazione è il problema generale di questo tipo d’informazione».

Sicuramente, la capacità di offrire un contesto più ampio rientra tra le buone pratiche su cui Lorenzo Caressa basa la sua attività di divulgazione. E tutto questo permette anche di limitare, almeno tra i suoi pazienti, i malintesi e i luoghi comuni: «Nella mia pratica quotidiana non mi capita così tanto di incontrare persone che si affidano a quello che potremmo ironicamente definire il miocuggino di turno. Per mia fortuna, da me vengono persone che si affidano a me e che già conoscono il mio punto di vista perché mi seguono sui social network. C’è sempre qualcuno, poi, che tira fuori qualche leggenda metropolitana. Il mito che proprio non si riesce a sfatare è quello che i carboidrati fanno ingrassare se vengono mangiati di sera».

La strategia, insomma, funziona. Abbinare contenuti di intrattenimento a contenuti puramente informativi è sicuramente la chiave del profilo Instagram e TikTok del biologo nutrizionista. «Quando ho creato il mio profilo – spiega a Giornalettismo -, mi sono chiesto quale potesse essere il mio valore aggiunto alla piattaforma. Vedevo infatti che la maggior parte dei creators realizzava video con delle musiche accattivanti e che spiegavano, magari al volo, le proprietà di un elenco di tre-cinque alimenti. Non c’era nessuno che, invece, sfatasse luoghi comuni, con un modo di fare amichevole e semplice. Sui social mi comporto esattamente come se dovessi spiegare ai miei amici degli aspetti relativi alla mia professione di nutrizionista. Trovare un equilibrio tra le informazioni da passare e l’intrattenimento è complesso: io cerco di abbinare sempre al video ironico, quello di puro entertainment, delle informazioni utili. Così le cose restano impresse: la scenetta ironica serve all’utente a visualizzare anche video che danno indicazioni affidabili dal punto di vista scientifico. Anche se, comunque, i video con più visualizzazioni restano quelli con maggiore propensione all’intrattenimento».

Infine, un passaggio sull’elevato numero di nutrizionisti che hanno un progetto sui social network. Il ragionamento è piuttosto semplice: chi si espone pubblicamente, nella maggior parte dei casi, non ha nulla da nascondere. Dunque, la percentuale di millantatori della professione diminuisce. «La proliferazione di nutrizionisti sui social non è una cosa negativa – conclude -. Chi non è un nutrizionista sa bene che esporsi con questa qualifica sui social network può rappresentare un rischio. È difficile che un personal trainer, ad esempio, per avere più clienti, possa dire sui social: “se venite da me, vi faccio anche la dieta”. Da questo punto di vista, c’è un po’ più di tutela rispetto a chi, offline, magari azzarda consigli da nutrizionista senza esserlo, soltanto perché, magari, si presenta come la soluzione più conveniente. Se non c’è esposizione mediatica, sei più tentato di fare qualcosa di non legale».

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