«Salvare» il Natale significa evitare la perdita di 25 miliardi di consumi e di 700 mila posti di lavoro
L'allarme lo lancia Censis-Confimprese ipotizzando cosa accadrebbe con un lockdown a Natale
27/10/2020 di Ilaria Roncone
I numeri emersi dal Rapporto Censis-Confimprese parlano chiaro: quel «salvare» il Natale di Giuseppe Conte significa evitare le enormi ripercussioni che un lockdown in prossimità delle feste avrebbe sul mercato italiano. Si parla di 25 miliardi di consumi in meno e della perdita di ben 700 mila posti di lavoro legati solamente al settore vendite, fino a 5 milioni se si guarda al panorama generale. Il lockdown Natale va scongiurato a tutti i costi per non infliggere una ulteriore ferita all’economia già piegata del nostro paese e i sacrifici richiesti dall’ultimo Dpcm dovrebbero arginare proprio questa situazione.
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Lockdown Natale e le sue conseguenze
Lo studio “Il valore sociale dei consumi”, realizzato con il contributo di Ceetrus ha fatto emergere una serie di dati chiari. A causa della seconda ondata e delle relative restrizioni i consumi caleranno a picco per un valore di 229 miliardi di euro, ovvero un -19,5% in un anno con la perdita fino a 5 milione di posto di lavoro. Entrando nell’ambito del solo retail e delle vendite – settore che registra il picco ogni anno a Natale – il lockdown costerebbe 25 miliardi di euro di consumi delle famiglie e 700 mila posti di lavoro legati alle vendite in questo periodo dell’anno.
L’effetto delle chiusure parziale sul commercio
Non serve arrivare a Natale per vedere gli effetti delle chiusure sul commercio, che già attualmente si fanno sentire. Mario Resca, presidente di Confimprese, ha parlato di una «situazione già durissima oggi, con chiusure soltanto parziali, perché da quando appena una settimana fa si è cominciato a parlarne, la flessione è stata immediata, i clienti si sono diradati e la distribuzione, la ristorazione e il commercio hanno già intravisto i giorni bui di marzo e aprile». Sulla chiusura dei centri commerciali il sabato e la domenica ha fatto un’osservazione che contraddice le intenzioni del governo: «In relazione al virus, la chiusura dei centri commerciali il sabato e la domenica in alcune regioni non risolve nulla, perché concentra i già scarsi clienti durante gli altri giorni della settimana, con disagi maggiori».