«Per le grandi aziende è più facile essere conformi al GDPR», l’intervista ad Angelo Sorbello (fondatore di Linkdelta)

Abbiamo parlato con il founder di quella che è stata definito il "ChatGPT italiano" che ci ha spiegato la sua piattaforma. Con lui abbiamo anche parlato del caso OpenAI e Garante della Privacy

06/04/2023 di Enzo Boldi

Siamo ufficialmente entrati nell’era dell’intelligenza artificiale generativa. Dal novembre scorso, quando ChatGPT (prima dei “problemi” con il Garante per la protezione dei dati personali) è diventato uno strumento accessibile a tutti, moltissime persone hanno spostato la loro attenzione sull’AI e il suo sviluppo. Poi, proprio in concomitanza con la decisione dell’Autorità italiana e la conseguente decisione di OpenAi di bloccare l’accesso alla piattaforma sul nostro territorio, in tanti hanno cercato alternative. E ne esiste una tutta italiana: si chiama Linkdelta ed è stata messa a disposizione del pubblico da qualche settimana. Giornalettismo ha intervistato il fondatore Angelo Sorbello.

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Nonostante la giovane età, Sorbello si è già distinto per aver dato vita a numerose idee imprenditoriali di successo. Da anni segue con interesse lo sviluppo dei sistemi basati sull’intelligenza artificiale e questo gli ha fornito diversi spunti per realizzare questo strumento: «Linkdelta è una piattaforma, un’interfaccia semplificata, con diversi modelli che, in gergo, sono definibili come “use cases“, per generare testi e contenuti con l’intelligenza artificiale. La piattaforma è nata inizialmente per un uso interno. Noi abbiamo diverse altre aziende nel settore digitale e i nostri clienti hanno iniziato a utilizzarla. Abbiamo visto che sia noi che loro trovavamo diverse utilità e abbiamo deciso di aprirla al grande pubblico da qualche settimana».

Linkdelta, l’alternativa italiana a ChatGPT

Una realtà, dunque, nata in Italia e che può essere un valido supporto per moltissimi lavori. In particolare per quel che riguarda le operazioni che si fondano sulla creatività: «Con Linkdelta è possibile creare contenuti sia da articoli più lunghi premendo un solo “bottone”, spiegando su cosa si vuole che l’articolo si concentri, sia testi inerenti alla pubblicità. L’applicazione al marketing è quella più ovvia, perché lì vanno creati tanti contenuti. Ma non si ferma lì: abbiamo applicazioni come la correzione grammaticale dei testi, stiamo implementando un modello per creare una mail professionale. Anche noi abbiamo utilizzato la nostra applicazione per realizzare il copy intero del nostro sito, quindi la parte più di vendita per creare un copy più persuasivo». Questo strumento, come ha spiegato Angelo Sorbello ai microfoni di Giornalettismo, è stato utilizzato soprattutto per la versione in lingua inglese del loro portale. E il founder di Linkdelta ci ha spiegato come l’intelligenza artificiale sia stata di grande aiuto e supporto per la creazione del branding. Non solo per l’originalità, ma anche per un evidente risparmio di tempo.

In attesa di scoprire come si evolverà in futuro, la situazione attuale dell’intelligenza artificiale sembra essere piuttosto florida. Soprattutto per quel che riguarda gli investimenti: «Adesso l’evoluzione è stata molto forte, anche grazie all’impulso di OpenAI – ci ha spiegato Angelo Sorbello -. Negli Stati Uniti c’è un software molto simile a Linkdelta: sto parlando di Jasper, che è stato supportato da fondi di venture capital e angel investor. Questo vuol dire che c’è grande interesse e grandi ricavi. Dunque, c’è un forte hype, simile a quello che c’è stato sulle criptovalute». Due evoluzioni in campo digitale che si sommano a un altro grande investimento degli ultimi anni: il VR, ovvero la realtà aumentata. Si tratta di un qualcosa che ormai appare lontanissimo nel tempo, eppure solo fino a qualche mese fa si parlava solamente di grandi investimenti su visori (anche in relazione al Metaverso) e fluttuazioni di mercato dei coin digitali.

Il caso ChatGPT

Diventa inevitabile, quindi, non far riferimento alla stretta attualità. Perché quel che sta accadendo da alcuni mesi è un fenomeno che non può non essere tenuto in considerazione in vista del futuro. Anche di quello più prossimo. «L’intelligenza artificiale ha subito dimostrato, anche grazie all’arrivo di ChatGPT, che era utile e accessibile a tutti. L’interesse è, dunque, molto più giustificato – ci ha detto Angelo Sorbello -. In Italia, per esempio, il chatbot di OpenAI è stato argomento – in base ai dati che abbiamo raccolto attraverso SimilarWeb per una nostra ricerca – molto dibattuto (e lo è ancora, ndr). Ed è il secondo argomento nella classifica dei temi su cui sono state fatte più ricerche online, dopo il Festival di Sanremo, negli ultimi 12 mesi. Un po’ tutti ne abbiamo parlato, è un utilizzo di massa che non si vedeva da tanti anni. Sebbene in Italia abbiamo visto che l’utilizzo e le visite al sito di ChatGPT siano state inferiori a Paesi comparabili, c’è stato grande interesse anche per via del blocco del trattamento dei dati personali da parte del Garante della Privacy». Un interesse che si è subito trasformato – da parte del pubblico italiano – in una ricerca di un’alternativa: «Per la nostra piattaforma c’è stato subito un forte interesse, con dei picchi di visite. Ovviamente tutto è giustificato dal fatto che è una tecnologia che ha immediatamente dimostrato di essere utile».

E sulla decisione del Garante per la Privacy: «Personalmente ritengo che sia giusto stare attenti alla privacy. Però ci sono dei livelli di cui tener conto. In questo caso la decisione è andata contro un “gigante”, ma all’inizio la GDPR creò un grosso equivoco ed enormi timori per quel che riguarda le piccole startup. Perché se tu sei un’azienda grande puoi tranquillamente essere compliant con la GDPR, magari permettendoti di pagare una multa; se sei un’azienda piccola e vuoi trattare i dati, diventa molto più costoso fin dall’avvio del progetto. Dunque, sembra esserci una sorta di barriera all’ingresso per le piccole realtà emergenti». Ovviamente la mente non può che andare verso i grandi colossi del web come Google e Facebook che, all’inizio, non avevano alcun perimetro legislativo entro cui muoversi per quel che riguarda il trattamento dei dati personali. Il GDPR, infatti, è stato adottato dall’Europa nel 2016, ma è diventato operativo solo nel 2018. «Non credo che la questione sia “bianco o nero”, sicuramente ci sono delle questioni giustificate. ChatGPT obiettivamente migliora la produttività delle persone. Ci sono studi e ricerche che spiegano come questo strumento sia in grado di aiutare l’80% dei lavori. A logica, è evidente come questa tecnologia sia in grado di essere utilissima per alcuni ambiti (come il marketing). Personalmente, quindi, io non sono per la creazione di barriere davanti all’innovazione. Non tenderei verso il bloccare qualcosa. Ovviamente, però, non sono a conoscenza di tutti i dati che sono nelle mani del Garante Privacy che ha avviato quel provvedimento». Nel corso dei prossimi giorni scopriremo quale sarà il destino di ChatGPT e capire se quel che accadrà influenzerà anche lo sviluppo di altre piattaforme basate sull’intelligenza artificiale.

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