Quali Garanti, nel mondo, seguono le orme dell’Italia su ChatGPT e quali no?

Dopo l'azione del Garante italiano, le notizie sui provvedimenti per ChatGPT nei vari paesi del mondo non mancano: sono molte le autorità che si stanno accodando alla scelta nostrana

06/04/2023 di Ilaria Roncone

L’incontro tra Garante Italiano annunciato negli scorsi giorni c’è stato e, come da prassi, è uscito un comunicato stampa in merito. Cosa si sono detti e, in che modo, quello che sta accadendo nel nostro paese sta influenzando l’operato de Garanti mondo su ChatGPT? Dopo la richieste mosse dall’Autorità italiana e il conseguente blocco di ChatGPT in Italia alla fine della scorsa settimana, era previsto che le due parti si sedessero a un tavolo di confronto nella serata italiana di mercoledì 6 aprile, mattinata californiana dello stesso giorno.

Ciò che è emerso, in buona sostanza, è il reciproco intento di collaborazione: da un lato, «OpenAI si è impegnata a rafforzare la trasparenza nell’uso dei dati personali degli interessati, i meccanismi esistenti per l’esercizio dei diritti e le garanzie per i minori e ad inviare al Garante entro oggi un documento che indichi le misure che rispondano alle richieste dell’Autorità» e dall’altro «Il Garante si riserva di valutare le misure proposte dalla società, anche riguardo al provvedimento adottato nei confronti di OpenAI».

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Garanti nel mondo su ChatGPT: l’influenza della scelta italiana

A seguito della decisione nostrana non sono state poche le autorità omologhe di altri paesi che hanno scelto, ognuna a modo proprio e secondo le proprio giurisdizioni, di farsi le stesse domande che ci stiamo facendo in Italia. Andiamo con ordine, ricostruendo i provvedimenti che vari paesi hanno preso su ChatGPT dopo l’Italia. Considerato che a fine marzo Europol, la polizia europea, ha lanciato un allarme sull’uso improprio del chatbot (nello specifico, per commettere frodi e altri cirmini informatici) è evidente che l’atteggiamento nel mondo rispetto a questa tecnologia si sia fatto – in breve tempo – più prudente e guardingo.

Nella giornata di martedì in Canada ha scelto di aprire un’indagine su OpenAI, la società che ha dato vita a ChatGPT. L’Office of the Privacy Commissioner ha fatto sapere che il provvedimento «è stato avviato a seguito di una denuncia secondo cui informazioni personali sarebbero state raccolte, utilizzate e divulgate senza consenso». La scelta, almeno per ora, è stata quella di non adottare provvedimenti restrittivi.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, la Federal Trade Commission sta indagando su OpenAI e ha inviato l’azienda a sospendere l’implementazione commerciale di modelli linguistici di grandi dimensioni come ChatGPT, appunto. A denunciare lo strumento di OpenAI alla Federal Trade Commission è stato il gruppo senza scopo di lucro Center for AI and Digital Policy con l’accus di violare quella parte della legge della commissione che impedisce pratiche commerciali sleali e ingannevoli. Il presidente del Center for AI and Digital Policy ha firmato la lettera che chiede la sospensione per sei mesi dei lavori di addestramento e implementazione dell’Intelligenza Artificiale.

In Europa – dove le normative del GDPR sono più stringenti che nel resto del mondo – dopo l’Italia si stanno muovendo anche Francia, Germania e Irlanda. Il Regolamento generale sulla protezione dei dati europeo, infatti, fornisce ai cittadini dell’Unione strumenti per proteggere i propri dati personali anche dall’utilizzo che chi sviluppa l’AI può farne.

Come ha riportato Reuters, le autorità che si occupano della privacy in Francia e in Irlanda hanno sentito il Garante nostrano per informarsi sulle basi che hanno portato alla scelta italiana di vietare ChatGPT. La Germania, dal canto suo, potrebbe seguire i passi dell’Italia e agire bloccando il chatbot per questioni relative alla sicurezza dei dati, come ha fatto sapere il commissario tedesco per la protezione dei dati.

Il dibattito su ChatGPT, quindi, è in corso in più parti del mondo in questi giorni e a fare da apripista è stata l’Autorità italiana che – verosimilmente – oltre ad aver sentito OpenAI sta tenendo rapporti anche con i diversi garanti nel mondo che fanno riferimento al suo provvedimento per costruire una loro strategia.

L’Autorità spagnola, per ora, ha affermato di non aver ricevuto reclami su ChatGPT ma di non escludere l’apertura di un’indagine in merito; l’unica posizione che si discosta dalle altre, almeno per ora, è quella della Svezia: il regolatore svedese ha infatti affermato di non avere intenzione di vietare ChatGPT e di non essersi messo in contatto con gli italiani.

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