Lo sai che i tuoi screenshot possono finire in rete (e che li possono vedere tutti?)

L'app Lightshot crea non pochi problemi

11/02/2021 di Gianmichele Laino

Vuoi fare un’incursione nella vita privata delle persone? Sembra quasi surreale, ma l’app Lightshot te lo permette. Lo fa utilizzando un meccanismo che sembra davvero fuori dalle righe e che è valido ormai dal 2014. Lightshot è una applicazione che serve a fare screenshot di alta qualità: un modo alternativo rispetto alla cattura dello schermo che si può fare normalmente attraverso i sistemi operativi iOs e Android. C’è un piccolo problema: Lightshot non solo ti permette di salvare lo screenshot sul desktop, ma anche di condividerlo (eventualmente) sui social network e – cosa ancora più grave – di salvare un url che, in quanto tale, è pubblico. 

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Lightshot permette di condividere screenshot con url pubblici

Tra l’altro, tutti possono accedere a questa immensa banca dati in maniera piuttosto semplice. Basta inserire nella barra dell’url la stringa prnt.sc/ seguita da un codice alfanumerico di 6 tra numeri e lettere. Il risultato che esce fuori è inquietante: conversazioni private su app di messaggistica che vengono salvate e rese pubbliche, schermate di videogame o – più semplicemente – schermate d’errore (chi di voi, per condividere un problema informatico, non ha mai inviato all’amico smanettone uno screenshot che mette in evidenza il problema stesso?). Wired USA ha fatto una indagine ad hoc e si è preso la briga di analizzare 11mila sequenze alfanumeriche a caso: ha trovato oltre 500 screenshot di dirette, il 63% di contenuti innocui (si vedano gli screenshot dei problemi informatici di cui sopra o le schermate di videogame che mostrano punteggi record, ad esempio), ma un buon 20% di immagini che potrebbero violare la privacy delle persone che hanno realizzato lo screenshot (o che sono finite nello screenshot inconsapevolmente).

Tra queste immagini, anche foto di nudi e schermate che contengono dati sensibili, persino coordinate bancarie. E – si badi bene – Wired ha condotto l’indagine su un campione molto limitato di screenshot: si calcola, infatti, che dal 2014 Lightshot sia stata scaricata un milione di volte nella sua estensione per Chrome, 40mila volte nella sua estensione per Firefox, 500mila volte dal Google Play Store. Insomma, il fenomeno non è affatto circoscritto.

La privacy policy dell’app

Le modalità di utilizzo di Lightshot, tuttavia, è ben specificata nella lista di termini e condizioni. Qui si evidenzia: «Ogni immagine può sempre essere consultata e visualizzata da chiunque digiti quell’URL esatto. Nessuna immagine caricata su questo sito web è mai completamente nascosta alla vista del pubblico». La stessa app Lightshot, quindi, avverte l’utente di potenziali problemi di sicurezza. Inutile, dunque, sottolineare ancora una volta che l’utilizzo di una funzione del genere è per forza di cose generato da una scarsa educazione digitale da parte degli utenti, che accettano passivamente le condizioni che il web impone loro, senza avere uno sguardo critico su quello che potrebbe succedere, sulle conseguenze di uno screenshot realizzato in questa maniera.

Gli screenshot danno la percezione di uno schermo con la realtà circostante, di un’immagine che può essere condivisa nell’ambito di una conversazione privata. Un po’ come una confidenza. Eppure, chi usa Lightshot non sa che questa stessa confidenza potrebbe essere esposta alla mercé di un esercito di guardoni.

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