Anche in Italia un caso di licenziamenti in videochiamata

Questa volta, la piattaforma che ha veicolato la brutta notizia è stata Teams

10/12/2021 di Redazione

Una volta c’erano i posti di lavoro a chiamata: si rendeva necessario ricoprire una mansione e poi si individuavano le risorse che potevano svolgerla entro un tempo limitato. Oggi, si può dire, è il momento dei licenziamenti a chiamata. Sfruttando le piattaforme che, nei mesi più stringenti del lockdown – ma anche adesso, in regime di smartworking – rendono più agile il lavoro a distanza. E – evidentemente – offrono il fianco alla leggerezza con cui si comunicano delle decisioni cruciali per la vita di un essere umano. Aveva fatto scalpore il caso di Better.com, il cui amministratore delegato – in una chiamata con Zoom – aveva deciso il licenziamento per ben 900 persone. Una situazione che ha indignato i commentatori italiani, ma che veniva percepita comunque come un qualcosa di distante dalla nostra cultura. E invece, eccola qua la notizia che smentisce questa visione e che fa presente come tutto il mondo sia paese: Yazaki Italia, una multinazionale che produce cablature e che ha sede a Grugliasco, in provincia di Torino. I responsabili hanno licenziato tre persone (due nella provincia di Torino e un’altra nella provincia di Caserta, dove l’azienda ha un’altra filiale) utilizzando il servizio di comunicazione di Microsoft, Teams. Il tutto senza preavviso.

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Licenziamento via Teams nel Torinese: succede anche in Italia

I tre ex dipendenti, due uomini e una donna che è anche una rappresentante sindacale, hanno ricevuto la notizia separatamente, attraverso una chiamata via Teams. Nemmeno la delicatezza di comunicare la decisione di persona e soprattutto con un congruo preavviso. I rappresentanti sindacali che hanno commentato la vicenda hanno affermato che «non c’è stato il minimo dialogo, né un tentativo di ricollocamento per queste tre figure altamente professionalizzate». È bastata la videochiamata in Teams, insomma, nonostante qualche mese fa i dipendenti avessero chiesto chiarimenti sul futuro dell’azienda che, di contro, aveva mostrato dei piani che prevedevano dei buoni margini di crescita.

Il fenomeno del telelavoro – anche per il settore privato è stato trovato un accordo qualche giorno fa, stabilendo i 16 articoli per la disciplina dello smartworking – ha sicuramente caratterizzato questa fase storica. Ma il fatto che la comunicazione a distanza sia utilizzata sin troppo spesso anche per comunicare notizie ferali come quelle del licenziamento non può rappresentare una pratica da sdoganare.

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