Il clima tra i dipendenti italiani di Meta in esubero: alcuni di loro entrati in azienda da pochi mesi, attratti dall’opportunità

Secondo Roberto Brambilla della FILCAMS CGIL Lombardia bisogna prendere in considerazione anche il fatto che molti dei dipendenti interessati lavorino in remoto

10/11/2022 di Gianmichele Laino

Se dovessimo descrivere con una sola parola il clima che c’è tra i possibili 22 esuberi di Meta in Italia, questa sarebbe spaesamento. Come Giornalettismo ha riportato nel pomeriggio, dopo la lettera arrivata da Meta ai dipendenti nel pomeriggio di ieri, sono iniziati i primi contatti con i sindacati di categoria. E, mentre Meta avrebbe voluto iniziare il dialogo il prossimo 15 novembre, le principali sigle sindacali (Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs della Uil e Ugl terziario) hanno indicato come data possibile il 17 novembre. Un po’ di tempo in più per cercare di dare una chiave di lettura a una situazione complessa, quella dei licenziamenti Meta in Italia, in un’azienda che non è sindacalizzata e che – tra l’altro – non ha mai vissuto esperienze di esuberi. Nemmeno a livello globale.

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Licenziamenti Meta in Italia, il quadro della situazione e lo spaesamento dei dipendenti interessati

Spaesamento, si diceva. Perché molti dei dipendenti coinvolti hanno altissime professionalità, provengono da contesti profondamente qualificati, avevano contratti a tempo indeterminato. Certo, l’occasione di entrare in Meta era ghiotta: c’era sicuramente la prospettiva di far parte di un’azienda molto appetibile in termini di brand e di avere una irripetibile occasione di lavoro. Molti di questi dipendenti in esubero erano entrati in Meta da sei-otto mesi, con una prospettiva per le loro carriere completamente diversa rispetto a quella di andare incontro a un possibile taglio.

«Molti dipendenti coinvolti – ci dice Roberto Brambilla della FILCAMS CGIL Lombardia – vivono situazioni di lavoro da remoto: tutto questo crea difficoltà nel socializzare tra loro un momento di licenziamento collettivo. Non condividendo un luogo di lavoro comune, hanno difficoltà a crearsi una coscienza comune rispetto a quello che sta accadendo loro in questa fase». Per loro c’è il danno e la beffa.

La lettera che hanno ricevuto individuerebbe chiaramente i presupposti del licenziamento. Il paradosso è che non ci sarebbe una vera e propria situazione di crisi, questo aspetto non viene mai esplicitamente dichiarato. Invece, il licenziamento si renderebbe necessario solo per aumentare la competitività dell’azienda di fronte a un momento complesso come quello che, a livello globale, sta attraversando. Saperlo, per i dipendenti, non fa altro che aumentare la sensazione di impotenza.

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