Cosa si devono aspettare, in Italia, i dipendenti di Amazon sul fronte licenziamenti?

Ancora non c'è stata nessuna comunicazione ufficiale per il nostro Paese. Tuttavia, alcuni aspetti sono già noti alle parti sociali. Che, comunque, stanno aspettando maggiori dettagli dall'azienda

25/01/2023 di Redazione Giornalettismo

La notizia rischia di diventare il solito rumore di fondo che alimenta, periodicamente, le pagine dei principali quotidiani economici. Anche perché – dal punto di vista mediatico – si sta assistendo al classico percorso preparatorio che punta deciso a rendere un fatto non particolarmente rilevante, attraverso continui riferimenti al fatto stesso: se una cosa viene ripetuta più volte e trova continuamente spazio nelle pagine interne degli organi di informazione, automaticamente diventa scontata e non più “straordinaria”. Ci riferiamo alla notizia dei licenziamenti in Amazon. A fine 2022 era stata anticipata in ogni forma, quasi per depotenziare l’ufficialità del provvedimento. In queste prime settimane del 2023, invece, sono stati snocciolati i primi numeri di questa operazione: 18mila posti di lavoro a rischio a livello globale, praticamente l’1% della forza lavoro, il taglio al personale più consistente nel settore delle aziende di Big Tech. Va da sé che un numero così cospicuo di esuberi possa portare preoccupazioni in tutti i Paesi dove Amazon è operativo, Italia compresa. Occorre capire, però – a dispetto del rumore di fondo preparatorio della stampa -, cosa significherà concretamente per i dipendenti del colosso dell’e-commerce residenti nel nostro Paese questa operazione di tagli.

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Licenziamenti Amazon in Italia: cosa trapela e cosa verrà stabilito

Secondo fonti dei sindacati, quando si verificano situazioni di tagli relative alle aziende di Big Tech, c’è sempre una anomalia nelle forme di comunicazione. La situazione è stata vissuta – praticamente in fotocopia – per quanto riguarda il caso di Meta: spesso gli esuberi vengono resi noti prima a mezzo stampa e soltanto in un secondo momento i lavoratori ne diventano consapevoli. È il prezzo da pagare per i dipendenti di aziende che non sono sindacalizzate e che puntano a non favorire la diffusione della coscienza collettiva della situazione in cui si trovano a operare i dipendenti stessi.

Per questo motivo, i principali sindacati italiani che operano nel settore terziario, nel turismo e nei servizi hanno iniziato a porsi il problema soltanto quando, da fonti di stampa internazionale, si erano diffuse le prime notizie in merito a possibili esuberi di Amazon. Recentemente ci sarebbe stato un incontro per capire che tipo di settore sarebbe stato interessato. Al momento, Amazon in Italia ha cercato di fornire delle rassicurazioni anche ai rappresentanti sindacali. Per ora, si afferma che non ci saranno ricadute, quantomeno per quello che riguarda il reparto IT.

Tuttavia, Amazon – in Paesi come l’Italia – è soprattutto logistica. Ma è anche sviluppo di alcuni settori che – almeno a livello internazionale – sono già stati individuati come potenziali bersagli per la revisione del personale. Amazon Fresh (che è un progetto che il colosso dell’e-commerce cercherà di rivedere) è presente, ad esempio, in diverse città italiane come Roma, Milano, Bologna, Torino e Bergamo. Al momento, però, non ci sono indicazioni specifiche su questo settore. Certo è che Amazon – come è stato riconosciuto dai vertici dell’azienda – ha realizzato un numero importante di assunzioni per far fronte alla crescita delle richieste durante il Covid. Ora, una distribuzione del genere del personale è diventata poco sostenibile rispetto all’attuale evoluzione del mercato. Una presa di coscienza del genere ha già fatto abituare gli azionisti: non a caso, nonostante gli annunci di imminenti esuberi, il titolo di Amazon non ha subito particolari ricadute in borsa.

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