È finita: si è conclusa la vertenza per i licenziamenti di Facebook in Italia

È stato trovato un accordo tra le parti coinvolte: dimezzati gli esuberi; inoltre, le condizioni individuate dovrebbero tutelare anche chi verrà coinvolto nel procedimento di uscita dall'azienda

25/01/2023 di Redazione Giornalettismo

L’iter si è concluso. Dopo mesi di trattative, iniziate immediatamente dopo la notizia – che aveva avuto un impatto globale – di 11mila esuberi all’interno della galassia di Meta, i dipendenti di Facebook Italia hanno conosciuto il loro destino. Nella giornata di ieri, infatti, c’è stato l’ultimo incontro tra l’azienda e i sindacati, i cui esiti sono stati vidimati anche dall’assemblea dei lavoratori della Big Tech che ha una sua sede a Milano. Il risultato? Non saranno più 23 i lavoratori coinvolti nel processo di licenziamenti di Facebook Italia (che rappresentavano il 17% della forza lavoro presente sul territorio italiano), ma il loro numero è sceso a 12. Inoltre, ci sono delle condizioni che potrebbero in qualche modo tutelare anche questi ultimi dipendenti che, con ogni probabilità, saluteranno l’azienda.

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Licenziamenti Facebook Italia: come si è conclusa la trattativa per l’uscita dei dipendenti

In un comunicato congiunto pubblicato dai principali sindacati coinvolti, Filcams Cgil – Fisascat Cisl – Uiltucs Uil, si registra una certa soddisfazione: «Filcams CGIL Milano, Fisascat Cisl Milano e Uiltucs Lombardia – si legge nella nota – dopo lunghe trattative e negoziazioni, annunciano il raggiungimento di un accordo sindacale in relazione al licenziamento collettivo aperto in Facebook-Meta. Si è riusciti a garantire una soluzione equa per tutti i dipendenti interessati».

Ovviamente, Giornalettismo ha avuto modo di approfondire più nel dettaglio gli aspetti che sono emersi dall’ultimo incontro di ieri, già nel primo pomeriggio. I 12 dipendenti coinvolti nella procedura di licenziamento potranno decidere, innanzitutto, se aderire all’accordo o continuare la loro esperienza in azienda. La prima strada sembra essere quella più plausibile, dal momento che è stata offerta loro una congrua buonuscita, che alcune fonti ritengono adeguata per accettare il licenziamento. Inoltre, le 12 professionalità coinvolte potranno contare, a partire dalla data della loro uscita dall’azienda, di un supporto di tre mesi da parte di una importante agenzia di ricollocamento che opera a livello internazionale. 

Il profilo delle persone coinvolte da questa procedura è ben definito: si parla di un’anzianità aziendale che va da uno a tre anni per ciascuno di loro, tutti facenti parte del reparto recruitment e commerciale. Nessuno dei dipendenti coinvolti nella procedura di licenziamento, invece, fa parte del reparto IT. «La nostra azione – fanno sapere dal sindacato – ha permesso di tutelare i diritti e gli interessi dei lavoratori, garantendo loro un trattamento equo e giusto in un momento difficile. Questo accordo conferma l’importanza del sindacato: senza il nostro ruolo, i lavoratori sarebbero stati esposti a condizioni di licenziamento ingiuste e senza supporto alcuno».

Pro e contro dell’accordo sui licenziamenti di Facebook Italia

In effetti, la situazione che si è venuta a creare per i dipendenti di Facebook Italia è molto diversa rispetto a quella che hanno fronteggiato i colleghi coinvolti nelle procedure di esubero in altri Paesi d’Europa e del mondo. Meta aveva annunciato un taglio importante della forza lavoro, in virtù di obiettivi di crescita che non sono stati raggiunti negli ultimi mesi. Storicamente, le aziende di Big Tech non hanno una storia di corporativismo interno: non sono fortemente e ufficialmente sindacalizzate, non hanno una struttura interna che possa permettere ai dipendenti di fare scudo nei confronti di decisioni che l’azienda prende dall’alto.

Per questo, la legge italiana sul mercato del lavoro e la tradizione sindacale che caratterizza il nostro Paese hanno sicuramente giocato un ruolo importante nella definizione di un accordo di questo tipo. Anche il dialogo con Facebook Italia – stando alle voci di chi ha partecipato alla trattativa – è stato sempre piuttosto costruttivo. Viste le premesse, insomma, l’accordo riesce a rispondere anche alle oggettive difficoltà del momento storico. Resta, però, una riflessione a margine da fare.

I dipendenti coinvolti nel licenziamento sono altamente profilati, sono figure specializzate, che – spesso – si sono trovate nelle condizioni di abbandonare altre posizioni di lavoro per l’attrazione che un’azienda strutturata come Meta ha esercitato nei loro confronti. Accettare una buonuscita e, probabilmente, andare a trovare un ricollocamento in aziende con sede anche in altri Paesi europei ci fa capire quanto, all’interno di compagnie come quelle di Big Tech, la risorsa umana sia facilmente sacrificabile, in nome di un profitto (o della ricerca di un profitto) più elevato. Che non guarda all’esborso del momento, ma ragiona sul lungo termine rispetto al costo della risorsa. E che non si preoccupa della possibile fuga di cervelli dal territorio in cui opera.

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