Esuberi Facebook in Italia: «Azienda licenzia per errori nel modello di business. Non siano dipendenti e Stato a pagare»

La nota congiunta dei sindacati di categoria dopo l'annuncio del taglio del 17% della forza lavoro italiana

11/11/2022 di Gianmichele Laino

Dopo la doccia fredda della lettera con cui Facebook in Italia ha annunciato i licenziamenti per il 17% dei suoi dipendenti (un massimo di 22 su circa 130 unità impegnate a diversi livelli per Meta, nella sede di Milano e in remoto), i sindacati stanno cercando di organizzarsi, pur con tutte le difficoltà del caso. Meta, infatti, è un’azienda non sindacalizzata, dove mancano i delegati delle principali sigle e che mai, prima di questo momento, si era trovata in una condizione del genere, che potesse richiedere un intervento per un’azione collettiva. In un comunicato congiunto, Filcams CGIL, Fisascat CISL e Uiltucs UIL hanno provato a mettere in fila le responsabilità e le ragioni di questo licenziamento collettivo che – dal 17 novembre, quando partirà l’interlocuzione con la società – proveranno a scongiurare.

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Licenziamenti Facebook in Italia, la posizione unitaria dei sindacati

«Meta-Facebook decide sostanzialmente di licenziare a causa di errate scelte di business, gli eccessivi investimenti e i ritorni economici non allineati alle aspettative – scrivono i sindacati in una nota -. Questa ennesima crisi mostra la fragilità del modello economico che sottende a tali piattaforme digitali, non è quindi accettabile che i costi o i mancati profitti pesino solamente sulle spalle di lavoratrici e lavoratori».

Secondo Filcams CGIL, Fisascat CISL e Uiltucs UIL, infatti, le responsabilità di questa scelta non possono pesare né sui dipendenti, né tantomeno sullo Stato, che non potrà farsi carico della decisione orientata al business di una grande multinazionale di Big Tech. Per questo, la battaglia sindacale sarà aperta e punterà all’obiettivo massimo. Come già anticipato a Giornalettismo, nella giornata di ieri, le sigle che condurranno la trattativa nei prossimi giorni «chiedono il ritiro dei licenziamenti e, se le richieste non troveranno risposta, valuteranno tutte le azioni utili da mettere in campo nel tentativo di ridurre al minimo le ricadute sulle persone coinvolte».

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