Un libro (fascista) ci seppellirà

Stazione Termini. Il modo migliore per aspettare un treno è entrare in una libreria. Ci sono due motivazioni che ti spingono a farlo e per entrambe c’entra il modo di ingannare l’attesa. La prima è che, perso tra i titoli, lo spazio che ti divide dal fischio del macchinista si accorcia in maniera esponenziale. La seconda è che lì dentro puoi trovare la lettura che ti aiuterà a rendere più breve il viaggio. In ogni caso, è un investimento sulla qualità del tempo.

Libri fascisti, gli scaffali delle librerie ne sono pieni

L’ultima volta che sono entrato in libreria, tuttavia, ho avvertito un senso di disagio che non pensavo mai di poter trovare all’interno di quelle mura amiche. Dopo un attimo di smarrimento, però, ho capito: il problema risiedeva nell’ampia scelta di saggi che, solitamente, si mette davanti all’ingresso per attirare anche la clientela più distratta. C’è una folta schiera di lettori, infatti, a cui non interessa l’eternità di un romanzo o di un classico del pensiero. Sono molto più affascinati dalla discussione sul presente.

Giornalisti, saggisti, professori universitari provano ogni anno a descrivere la loro visione di presente. In questo 2019 è sorprendente come questa si basi sempre di più su richiami al periodo fascista. Non soltanto nel contenuto, non soltanto nella sua critica. A volte anche nel font scelto per la pubblicazione. In quelle spigolose lettere che vanno a comporre il titolo. Nelle futuristiche immagini di copertina, dove per futurismo si intende quello di Filippo Tommaso Marinetti. Si leggono i titoli, si leggono gli autori. Poi, si leggono anche le case editrici.

La presenza di libri fascisti e il caso Altaforte

Che non sono per forza quelle indipendenti di estrema destra, come Altaforte – vicina a Casapound – invitata al Salone del Libro di Torino. Sono quelle case editrici che siamo abituati a percepire come ‘ufficiali’. Sono grandi gruppi, quelli che monopolizzano il mercato. E che – in un’ottica aziendale – hanno capito che il richiamo anche solo iconografico al fascismo può aiutare a vendere una copia in più, in un mondo che – ahinoi – sta andando in quella direzione, soprattutto nelle giovani generazioni.

Per la prima volta ho avuto la sensazione che un libro (fascista o che al fascismo è in qualche modo ispirato) ci seppellirà. I trentenni di oggi hanno vissuto nel mito (che in realtà era anche un dato di fatto) del monopolio culturale della sinistra. Pare che anche quest’ultimo baluardo, appiglio incrollabile anche nelle stagioni più difficili, oggi stia venendo meno.

Il tutto passa per quella normalizzazione del fenomeno che non solo le piccole case editrici come Altaforte, ma anche quelle più grandi e blasonate, riescono a trasmettere all’utenza. Che le subisce prima e piano piano le accetta poi. Un mondo del libro sgombro dal ritorno del mito del fascismo non si sarebbe nemmeno posto il problema della presenza a una delle manifestazioni culturali più importanti d’Italia dell’editore di Casapound. Non lo avrebbe semplicemente preso in considerazione.

Invece, oggi – complici anche i tanti cartelli editoriali mainstream -, è stato costretto a fare quella valutazione. Commettendo uno dei più gravi errori a cui la storia dell’Italia repubblicana abbia mai assistito.

Share this article