La legge del Texas che vieta alle piattaforme di moderare i contenuti basandosi sul “punto di vista”

In Texas è battaglia aperta tra governo e piattaforme social per una legge firmata dal governatore che impedisce ai social di fare moderazione

10/09/2021 di Ilaria Roncone

Ci aveva già provato la Florida e ora – dopo la controversa legge sull’aborto legale entro le sei settimane – anche il Texas ha deciso di farsi avanti contro i ban dei politici conservatori da parte delle grandi piattaforme social. La legge che la Florida voleva approvare – e che è simile a quella firmata dal governatore del Texas Greg Abbott – è stata bloccata da un giudice federale giusto un giorno prima che entrasse in vigore. I politici conservatori vogliono andare contro la moderazione social in Texas basata sul “punto di vista” ma le big tech hanno già ribattuto.

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Cosa vuol dire moderare i contenuti basandosi sul “punto di vista”?

Il governatore del Texas che ha firmato la nuova legge – che dovrà probabilmente fare i conti con il primo emendamento della Costituzione, che garantisce che non ci sia interferenza governativa con la libertà di parola – su quella che lui e i suoi chiamano censura dei social media nei riguardi delle opinioni conservatrici. Mentre Facebook, Youtube e Twitter hanno affermato che combatteranno questa nuova norma – firmata giovedì – il governatore ha definito queste aziende di social media fautrici di «un movimento pericoloso per mettere a tacere idee e valori conservatori», come si lege su Usa Today.

Decisa la risposta delle piattaforme social

Sulla legge che permetterebbe a qualsiasi residente del Texas che fosse bandito dalla piattaforma di fare causa alla stessa le piattaforme hanno espresso un parere chiaro e sono fiduciose: quello che è accaduto in Florida accadrà anche in Texas. «La moderazione dei post degli utenti è cruciale per mantenere internet sicuro per le famiglie del Texas – ha affermato il presidente di NetChoice, che rappresenta Facebook, Google e altre tech company – ma questa legge metterebbe il governo del Texas a capo delle politiche sui contenuti».

Il punto focale, secondo i social media, è che le aziende non prendono di mira i conservatori per l’orientamento politico ma solo i discorsi dannosi e che violano le policy. «Costringere le piattaforme di social media a smettere di moderare i contenuti, sia che si tratti di disinformazione o di discorsi di odio – sostiene Adam Kovacevich, CEO di Chamber of Progress – ha conseguenze nel mondo reale» poiché «ciò che viene detto online non rimane solo online, ma si riversa nella vita delle persone e ha un impatto sulla nostra salute, la nostra democrazia e le nostre comunità».

C’è una bella differenza, quindi, tra la la moderazione di contenuti dannosi e che violano i regolamenti dei social media e la censura di opinioni prettamente conservatrici. Due pareri agli antipodi che vedono il governo del Texas  i social media in piena battaglia.

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