Il giudice blocca la legge in Florida che penalizza tutte le piattaforme che bannano i politici

La regola, tuttavia, non valeva per la Disney: è l'altro punto controverso

01/07/2021 di Gianmichele Laino

C’è un giudice in Florida. Robert Hinkle a Tallahassee. È lui che ha bloccato, al momento, il provvedimento di legge SB 7072 lanciato dal governatore repubblicano Ron DeSantis e che arrivava a multare fino a 250mila dollari le piattaforme social che avessero realizzato ban a personalità politiche. Di fatto, costringendo le stesse piattaforme a lasciare in pubblicazione post o immagini che avrebbero potuto violare le proprie policies di utilizzo. Quella tra Florida e social network era, fino al momento della decisione del giudice, il primo rapporto tra stato e piattaforme digitali regolato in questo modo su tutto il territorio degli Stati Uniti, particolarmente colpito dalla vicenda che ha investito l’ex presidente Donald Trump, bannato – quando era ancora in carica – dai principali social network.

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Florida e social network, il giudice blocca la legge

La legge, innanzitutto, appariva immediatamente controversa sotto diversi aspetti. Non ultimo quello che, di fatto, permetteva a Disney di aggirarla. Tra i vari commi del provvedimento SB 7072, infatti, era stata indicata la possibilità di non rispettare la prescrizione se le piattaforme social avessero tra le loro proprietà anche un parco divertimenti a tema sul territorio della Florida. Visto che l’unico che può essere inserito in questa categoria era Disneyworld, ecco che questo passaggio della legge è stato immediatamente etichettato come “comma salva Disney” (che, non a caso, nello stato ha una forte influenza anche a livello di lobbing politica).

La causa evidenzia come il disegno di legge firmato dal governatore della Florida fosse incostituzionale. Un ricorso era stato presentato dai gruppi NetChoice e Computer & Communications Industry Association (CCIA). I membri dei gruppi includono Facebook (FB.O), Twitter (TWTR.N) e Google di Alphabet (GOOGL.O). Insomma, si è mossa l’artiglieria pesante per contrastare questo controverso provvedimento di legge, che ha riportato alla memoria la vicenda – ad esempio – del ban a Donald Trump, causato dalla diffusione di informazioni potenzialmente violente (si vedano, ad esempio, i fatti di Capitol Hill) e di vere e proprie fake news.

La legge sarebbe stata incostituzionale, secondo il giudice della Florida che l’ha sospesa, per limiti alla libertà d’espressione e per evidenti incompatibilità con le policy delle singole piattaforme. La questione si annuncia piuttosto infuocata e ci saranno sicuramente altre puntate di questa controversa telenovela nelle prossime settimane.

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