Tra quelli che devono concordare un pagamento con le big tech in Australia è finito un sito di news poco attendibile

Il caso di News Cop in Australia dimostra come, muovendosi su un terreno nuovo, l'attenzione mettendo in pratica la nuova legge per il pagamento degli editori deve essere massima

24/12/2021 di Ilaria Roncone

L’Australia sta provando a regolamentare ogni ambito dei social, dai troll  ai post diffamatori, facendo da apripista in molti ambiti, rapporto tra editori e colossi big tech incluso. Arrivano, però, i primi inghippi: arrivata la legge che impone a Google e Facebook di pagare gli editori locali, arriva anche il primo errore nel farla rispettare. Un sito che utilizza giornalisti falsi e che è praticamente sconosciuto (tale “News Cop”) è stato infatti inserito nel registro pubblico delle aziende che possono negoziare accordi di licenza con Facebook e Google secondo quanto stabilito dal governo con la legge editori Australia.

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Gli inghippi nel mettere in pratica la legge editori Australia

A commettere questo errore è stato l’Australian Communications and Media Authority, ovvero il regolatore incaricato di far rispettare questa legge. Il risultato è che un sito praticamente sconosciuto e tutt’altro che trasparente ha ottenuto il permesso governativo per essere inserito tra coloro che dovranno discutere il compenso con Google e Facebook per la condivisione dei contenuti. Scendendo nello specifico, come racconta l’esclusiva di Reuters, il sito in questione altro non è che un aggregatore di notizie scritte da altri e non ha un indirizzo fisico al di là di una e-mail. Il sito è stato registrato come società il 21 febbraio 2021, tre giorni prima che la legge fosse approvata. Si tratta dell’unico nominativo, tra le società che compaiono in quell’elenco, che non abbia registrato affari prima del 2021.

Alcuni esperti legali hanno commentato la questione affermando che è evidente che la legge a sostegno dei siti di notizie locali debba essere ancora implementata. Due esperti hanno analizzato il sito riscontrando che News Cop inseriva tra i suoi reporter immagini di persone che sembrano falsificate (almeno tredici su quattordici sarebbero state generate tramite AI) e Adam Cox, che nel registro ACMA è il contatto cui fare riferimento per il sito in questione, si è rifiutato di parlare con l’agenzia di stampa britannica dei profili dei giornalisti. Nel solo commento fornito via mail ha specificato come News Cop non avrebbe beneficiato finanziariamente in nessun modo del fatto di essere in quel registro e che si regge solo sulle donazioni dei lettori.

Regole facilmente aggirabili che minano l’intero sistema

L’esempio di cui parliamo costituisce, secondo il professore di economia dell’Università del New South Wales Richard Holden, costituisce un grave precedente. Esso mina l’intero sistema che parte da quella legge e «dimostra come queste regole siano facilmente aggirabili». L’Australian Communications and Media Authority ha chiesto a News Corp maggiori informazioni «circa l’attività di notizie registrata e la sua produzione di contenuti di fonti di notizie» e, attualmente, è in corso un’indagine in merito.

Va precisato che il solo fatto di essere in quel registro non implica automaticamente che News Corp vada a ricevere pagamenti da Google e Facebook perché a quel punto mancano una serie di passaggi. Anche Google e Facebook hanno rifiutato di commentare la questione. In seguito alle indagini condotte da Reuters le firme di tutti gli articoli sono cambiate – ora tutti i pezzi sono a nome Cox – e le foto dei giornalisti sostituite con le immagini di una scimmia. Un cambiamento rispetto al quale il referente del sito è stato interpellato, affermando di non saperne nulla.

Il punto, come ha chiarito un professore associato presso l’Università di Western Sydney e vice presidente dell’Australian Media Literacy Alliance – Tanya Notley – è che «se le organizzazioni di notizie false appaiono nel registro delle imprese di notizie ammissibili, è chiaro che è necessaria una maggiore supervisione e le definizioni di ciò che può essere incluso deve essere riviste».

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