La legge anti Airbnb del Portogallo e la proposta per gli affitti brevi dell’Ue

Non siamo i primi a muoverci in questa direzione considerato che il Portogallo ha messo in campo una serie di regole ben studiate

31/05/2023 di Ilaria Roncone

Non siamo i primi a creare una cosiddetta “legge anti Airbnb” che punti a regolamentare gli usi e l’impatto che l’esistenza di queste piattaforme ha avuto, negli anni, sul settore del turismo a livello mondiale. Con il termine legge anti Airbnb in Portogallo, per esempio, si inquadra un testo che è stato presentato e discusso lo scorso 16 marzo (e approvato a fine mese) e che mirava a porre un freno al prezzo alto delle case in affitto in maniera decisamente diversa da come sta scegliendo di fare il governo italiano guidato da Giorgia Meloni. Anche l’Unione europea è a lavoro per su una norma che regoli gli affitti brevi i cui scopi principali sono tracciabilità e pagamento delle tasse. Una norma che, se venisse varata, lascerebbe poco margine ai vari Stati membri.

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La legge anti Airbnb del Portogallo

Chi ha una casa vuota deve affittarla a prezzi controllati. Questo è quello che punta a raggiungere il Portogallo, mettendo nelle mani dello Stato la gestione di immobili vuoti da affittare a determinati prezzi per rispondere alle esigenze in un mercato sempre più caro (una situazione che anche in Italia, con le ultime azioni degli studenti, sta emergendo prepotentemente).

Questo assist a chi cerca casa mette però in crisi le piattaforme per l’hosting privato come Airbnb e Booking. La proposta è stata fatta nell’ambito del piano “Più abitazioni” del governo portoghese. Questo piano punta a fornire una serie di proposte differenti per arginare il problema dell’aumento dei prezzi delle case in tutto il Paese. Quella della gestione da parte dello Stato di circa 700 mila immobili vuoti di privati (50 mila dei quali si trovano a Lisbona) per cinque anni è la questione principale. Chi sceglie di aderire con la propria abitazione ha la garanzia di un pagamento fisso mentre il governo agisce come subaffittuario ai cittadini a prezzi ridotti. Cosa succede se un inquilino ritarda il pagamento? Lo Stato si fa garante.

Il presidente António Costa ha scelto di fare l’apripista in Europa e di rendere il governo garante per tutti quei cittadini che, attualmente, non riescono a trovare un appartamento per i costi troppo alti o che arrancano perché al canone della casa dove sono non viene posto freno.

Per limitare il proliferare senza controllo dello sfruttamento delle abitazioni con fine turistico, si punta anche allo stop delle licenze turistiche: niente più nuovi immobili da dedicare a questo scopo, coloro che hanno già una licenza dovranno sottoporsi a revisione nel 2030. Via anche i “visti d’oro”, ovvero la possibilità di ottenere un passaporto Ue se si investe in determinati ambiti (tra cui quello immobiliare). Questa norma è stata molto criticata in passato perché tra le cause dell’aumento degli affitti.

Anche l’Europa si sta muovendo in questo senso. La proposta di regolamentazione sul tavolo punta a una maggiore trasparenza e a più garanzie dal punto di vista fiscale. Il punto è mettere dei paletti fissi nel settore degli alloggi a breve termine: «Gli affitti di alloggi a breve termine si stanno sviluppando rapidamente nell’UE, in gran parte favoriti dall’economia delle piattaforme», affermava l’esecutivo lo scorso novembre, evidenziando la necessità di mettere in campo nuovi meccanismo di sorveglianza a partire dalla registrazione presso le autorità pubbliche dell’ospitante che ottiene un codice identificativo unico.

Chi ospita dovrebbe quindi obbligatoriamente esporre il suo codice sulla piattaforma e trasmettere le informazioni relative ai soggiorni alle autorità pubbliche. Viene previsto anche un punto di ingresso digitale presso cui le piattaforme siano obbligate a condividere i dati con cadenza mensile.

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