«Alcuni turisti preferiranno Parigi a Roma», l’intervista a Dario Pileri sulla proposta di legge sugli affitti brevi
Abbiamo parlato con il Presidente di ProLocaTur, l'Associazione per la tutela dei diritti dei proprietari che fanno locazione breve
31/05/2023 di Enzo Boldi
La notizia della proposta di disegno di legge, ancora in versione di “bozza”, inviata dal Ministero del Turismo alle associazioni e agli operatori del settore turistico ha provocato diverse reazioni. In tanti hanno apprezzato l’iniziativa di unificare il Codice identificativo a livello Nazionale (Cin), bypassando la gestione regionale. Ma se da una parte c’è questa armonizzazione, dall’altra ci sono alcuni controsensi che sono emersi nella lettura del testo. In particolare, grande perplessità generale è emersa sul minimum stay per quel che riguarda gli affitti brevi.
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Tredici associazioni – Confedilizia, Fiaip, ProLocaTur, Confassociazioni RE, PMI, Rescasa Lombardia, Host + Host, Host Italia, Bre-VE, Myguestfriend, OspitaMI, Abbav e F.A.R.E – che lo scorso 23 marzo hanno partecipato al tavolo con la Ministra del Turismo Daniela Santanché, hanno espresso una forte contrarietà ai princìpi indicati all’articolo 4 di questa proposta di disegno di legge, ovvero quello sulla regolamentazione degli affitti brevi: «Forte contrarietà nei confronti dell’introduzione del divieto per il proprietario dell’immobile o per il suo gestore professionale di darlo in locazione per una sola notte, considerandola, a tutti gli effetti, una norma discriminatoria, liberticida e con profili di dubbia costituzionalità, che alimenterà forme di evasione fiscale e di illegalità varie. Il tutto, peraltro, con un arcobaleno di discipline in funzione del Comune di ubicazione dell’immobile, che produrrà un caos indescrivibile». Limiti che vengono definiti, in un altro passaggio del loro comunicato, “insensati”. E queste 13 associazioni stanno lavorando a un documento in cui saranno indicate tutte le perplessità e le controversie, nella speranza di essere nuovamente ricevuti dalla Ministra.
Affitti brevi, l’opinione di Dario Pileri sulla proposta
«Abbiamo partecipato agli incontri con la Ministra Santanché per parlare degli affitti brevi al di fuori delle strutture alberghiere, poi ci siamo ritrovati di fronte questa bozza. Magari sarebbe stato meglio che ce lo avesse presentato a quel tavolo di confronto». A parlare è Dario Pileri, Presidente di Prolocatur, l’Associazione per la tutela dei diritti dei proprietari che fanno locazione breve. Lui, insieme agli altri rappresentanti di altre associazioni di categoria, era presente nella sede del Ministero del Turismo – nella zona di Villa Ada a Roma – per parlare con Daniela Santanché. L’incontro, come ha raccontato a Giornalettismo, è stato cordiale e si era trovato un punto di congiunzione: quello sul Codice identificativo nazionale (Cin) che, qualora la legge entrasse in vigore così come è stata scritta e inviata, andrà a sostituire il Cir. Di fatto, la gestione di questi codici diventerebbe armonizzata a livello nazionale e non più locale e regionale.
Ed è questo l’aspetto confermato anche nella bozza del ddl inviata alle associazioni di categoria sugli affitti brevi. Leggendo quel testo, Dario Pileri è rimasto molto sorpreso dalla premessa che introduce questa proposta di disegno di legge: «Già da lì questo ddl è particolare, quando dice che c’è il rischio che ci sia troppo turismo e che quindi occorre ridurre il turismo rispetto alle potenzialità ricettive. Che senso ha ridurre l’economia e ridurre il turismo?». Un interrogativo legittimo, soprattutto alla luce della campagna “Open To Meraviglia” avviata proprio dallo stesso dicastero guidato da Daniela Santanché per attrarre turisti da tutto il mondo. Questo, però, è solo uno dei controsensi che emergono da questa proposta di ddl: «La cosa più grave è l’articolo 4 che, tra le altre cose, è scritto male. Perché c’è confusione sul concetto di nullità. Al comma 1 sembra che la nullità si applichi a tutti i contratti di locazione inferiori alle due notti, ma negli altri commi dello stesso articolo c’è una sorta di modulazione che spiega come questa “minimum stay” si applichi solo nelle città metropolitane, poi a discrezione dei sindaci delle città a medio-alta densità turista e invece non si applica ai Comuni inferiori ai 5mila abitanti che non siano ad alta densità turistica».
Dunque, sembra enorme la confusione all’interno della legge. Proprio nelle definizioni e nei paletti. Ovviamente, occorre ricordarlo, si tratta di una bozza di una proposta che poi potrà essere modificata. Ma il tema degli affitti brevi è fondamentale per quel che riguarda il turismo in Italia. Al netto della possibilità di utilizzare strutture alberghiere (limitando la concorrenza di host e piattaforme come Airbnb) appare evidente che con l’eventuale entrata in vigore di questo testo l’intero comparto turistico possa entrare in un vortice: senza la possibilità di rimanere in un appartamento o in una stanza per una sola notte, diventa difficilissimo programmare viaggi o vacanze (in tutto questo va considerato anche la permanenza “one night” anche per motivi di lavoro) itineranti.
E Federlberghi?
In tanti, dopo la pubblicazione della notizia di questo ddl, hanno parlato del ruolo di Federalberghi in questa vicenda. L’associazione degli albergatori ha avuto un incontro con la Ministra Santanché alcune settimane prima della proposta di disegno legge. Giornalettismo ha provato a contattare la Federazione guidata da Bernabò Bocca, ma – al momento – non ha ricevuto alcuna risposta. Il Presidente di ProLocaTur ci ha spiegato che Federalberghi non era presente all’incontro avuto al dicastero: «A noi non ha parlato direttamente di loro, ma la Ministra ci ha detto che qualcuno sarebbe uscito scontento da quel tavolo perché, trattandosi di una trattativa, non tutte le richieste potevano essere accolte e c’erano anche altre richieste delle altre parti coinvolte. Ovviamente, si parla anche di sindaci e sindacati (come quello degli inquilini). Al nostro tavolo c’era l’associazione Federalberghi extra, che si occupa dell’extra-alberghiero. Loro avevano chiesto di ricondurre tutto alle case vacanza, limitando gli affitti brevi».
Affitti brevi, quale può essere l’impatto sul turismo
L’impatto sul mercato del turismo, che il governo stesso continua a definire una “punta di diamante” per il nostro Paese, potrebbe essere devastante. Anche perché, come ha sottolineato Dario Pileri a GTT, una fetta del turismo nostrano arriva da Est, ovvero da quei cittadini stranieri che sognano di visitare l’Occidente e l’Europa, ma senza troppi vincoli sulle città da visitare: «Abbiamo soprattutto competitor come Spagna e Francia, che magari sono meglio attrezzati e non pensano certamente di limitare il turismo. Persone che vengono da molto lontano, soprattutto da Oriente, spesso considerano equivalenti Roma e Parigi. Se dovessero trovarsi meglio in altre situazioni proposte altrove (Spagna o Francia), non avrebbero problemi a limitare soggiorni in Italia a favore di soggiorni più lunghi in altre zone d’Europa che per loro sono similari».
Ma la questione diventa ancor più profonda quando con Dario Pileri affrontiamo un tema che spesso viene sottovalutato: i cammini. Per esempio, il Presidente di ProLocaTur ha citato la via Francigena: «Da un punto di vista del Ministero queste iniziative vengono incentivate con risorse economiche anche importante (anche molto più rispetto al richiamo generale rispetto alle grandi città), ma il divieto di minimum stay di una notte rende più complicata la vita di queste persone che fanno i viaggi itineranti: camminatori, ciclo-turisti, moto-turisti. Per definizione, la loro permanenza è itinerante e dunque si troverebbero a risentire degli effetti di questo sistema dettato dalla proposta di legge».
La burocrazia “non toccata”
Dario Pileri ci ha poi spiegato come uno dei cavalli di ProLocaTur, di cui è Presidente da quattro anni, sia quella dell’unificazione delle modalità di comunicazione dei dati degli “affittuari”. Ora ci sono diversi passaggi che partono dall’invio dei nominativi (le cosiddette “schedine alloggiati”) alla Polizia di Stato fin dal check-in, passando per la comunicazione a fini statistici da inviare alle Regioni tramite un altro portale (nel Lazio la piattaforma si chiama Radar), infine si deve compilare un’altro documento per poi l’invio della tassa di soggiorno. Infine, ci sono altre documentazioni da inviare quando si decide di mettere a disposizioni stanze o case su piattaforme come Airbnb. Tutto questo potrebbe essere unificato e, probabilmente, una legge di armonizzazione come quella proposta dal Ministero del Turismo sarebbe stata più necessaria rispetto alla regolamentazione del minimum stay. Inoltre, c’è anche una problematica a livello locale: ogni Comune o Regione ha procedure differenti. Questo vuol dire che una persona che ha un’abitazione a Roma e un’altra a Firenze, rischia di essere ostacolato nelle procedure per il rispetto delle normative vigenti.