Zaia chiede a Di Maio di spiegare agli altri Paesi che l’Italia non è un lebbrosario

Dicesi lebbrosario un luogo di ricovero, isolamento e cura dei lebbrosi. Può essere un reparto ospedaliero, un ospedale o, soprattutto nelle zone in cui la lebbra è molto diffusa, un villaggio. Attualmente, numerosi sono i centri di assistenza nei paesi in cui la lebbra è presente. Ecco prendete questo concetto e mettetelo in una dichiarazione del presidente della regione Veneto Luca Zaia. Quest’ultimo, commentando la scelta di un Paese come la Grecia di escludere l’Italia dalla lista dei Paesi che si potranno visitare perché ancora permangono condizioni di emergenza da coronavirus, ha chiesto al ministro degli Esteri Luigi Di Maio di alzare la voce.

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Il lebbrosario di Zaia e la richiesta a Di Maio

Non c’è, infatti, solo il problema Grecia. Sono tanti i Paesi d’Europa che stanno pensando alla soluzione dei corridoi turistici per comunicare tra di loro. Una scelta per evitare un liberi tutti e l’apertura totale delle frontiere, in modo da non entrare in quegli stati – evidentemente come l’Italia – che ancora sono considerati a rischio contagio. Per Luca Zaia una soluzione del genere sarebbe inaccettabile.

«Di Maio si deve dare da fare – ha detto Zaia -, perché non può passare l’idea che siamo un lebbrosario. È inaccettabile che paesi vicini al nostro chiudano i loro confini all’Italia per paura del coronavirus. Così facendo mettono in discussione la qualità della sanità che eroghiamo». Insomma, secondo il governatore del Veneto, spetterebbe proprio al ministro degli Esteri fare la voce grossa per far capire al mondo che l’Italia non è un lebbrosario.

Il 15 giugno doveva essere il grande D-Day europeo della riapertura dei confini e della libera circolazione dopo il contagio. La Grecia ha anticipato i tempi escludendo l’Italia da questa grande festa. Difficile, tuttavia, che questa decisione sia lasciata passare in sordina. Nei prossimi giorni, dopo che le regioni italiane apriranno alla comunicazione tra di loro, sarà il momento per affrontare seriamente questo aspetto che alla lunga risulterebbe penalizzante per l’economia turistica del nostro Paese.

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