«Le donne andrebbero tutte sterminate, non servono a nulla»
20/03/2018 di Redazione
«Le donne andrebbero tutte sterminate, non servono a nulla». A pronunciare questa frase, in occasione della giornata della Festa della donna, sarebbe stato una insegnante del liceo scientifico di Palmi. E oltre al danno ci sarebbe la beffa: perché in classe era presente la figlia di Maria Chindamo, la donna scomparsa nel nulla a Limbadi (Vibo Valentia) il 6 maggio 2016. Sulla scomparsa di Maria sta ancora indagando la Procura di Vibo Valentia per sequestro di persona, omicidio e occultamento di cadavere.
A denunciare l’episodio gli avvocati Giovanna Cusumano e Nicodemo Gentile, legali dei familiari di Maria Chindamo. La figlia minore di Maria, che si è trasferita a Palmi dopo la scomparsa della mamma, si trovava in classe. Per la festa della donna la preside, con apposita circolare, aveva autorizzato gli studenti a vedere un film dedicato all’8 maggio, dalle 10 alle 12. E avrebbe sollecitato l’insegnante di storia perché consentisse alla ragazza e ai compagni la visione del film. Da lì a poco la frase decisamente fuori luogo. Frase per cui ora la docente è stata convocata da Antonio Marziale, Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria. La ragazza, davanti a quella frase, non ha reagito se non con un sorriso imbarazzato. «Tu sempre con questo sorriso, ti dovrebbero fare ministro dell’allegria!», avrebbe poi aggiunto la professoressa, secondo quanto riportato da Ansa. La figlia di Maria si è sfogata poi con lo zio, inviando un sms per raccontargli il gravissimo episodio. La dirigente avrebbe raggiunto la maestra che non ha mostrato, finora, alcun segno di pentimento. «L’insegnante – concludono i legali di Maria Chindamo con una nota – è tutt’oggi in classe sebbene sia stato avviato un procedimento disciplinare all’Ufficio scolastico provinciale e sarà compito della Procura accertare la sussistenza di profili di responsabilità penale per la condotta tenuta».
(in foto Maria Chindamo, mamma scomparsa nel 2016)