La clamorosa truffa di CryptoEats, l’azienda di delivery fuggita col malloppo
Avevano convinto molti influencer a sponsorizzarli, annunciandosi come concorrenti di Uber Eats. Poi la misteriosa sparizione portando via con sé una montagna di soldi, raggirando gli utenti con le criptovalute
20/10/2021 di Enzo Boldi
Avevano scelto il nome giusto (quello più accattivante in questo determinato momento storico). Avevano realizzato magliette e gadget a tema. Avevano contattato influencer e personaggi del mondo dello spettacolo britannico per fare da megafono al lancio della loro nuova applicazione per il food delivery. Avevano persino organizzato una grande festa per l’inaugurazione della app e del progetto che doveva essere – almeno sulla carta – il principale concorrente di Uber Eats nel Regno Unito. Ma tutto ciò era falso. Era un trucco per portare avanti una truffa da centinaia di migliaia di sterline. Questa è la storia, vera, di CryptoEats, l’app di delivery svanita nel nulla (prima del lancio) con il malloppo.
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Peggio di Totò (in Totò Truffa 62) che voleva vendere la Fontana di Trevi, peggio di Lino Banfi che voleva vendere il carcere romano di Regina Coeli a un facoltoso americano in “Scuola di Ladri“. Peggio del famoso “inganno della cadrega” di Aldo, Giovanni e Giacomo in “Tre uomini e una gamba“. Perché questi tre esempi sono figli di una funzione cinematografica, mentre quello che è accaduto con CryptoEats nel Regno Unito è, purtroppo, reale. Tutto è partito con il coinvolgimento di diversi influencer che tra Instagram e TikTok hanno “sponsorizzato” questa nuova azienda.
Nomi molto conosciuti all’interno del social-showbiz britannico che hanno prestato il loro volto e la loro voce per pubblicizzare questo progetto. Sono apparsi ai loro follower indossando felpe, maglie e utilizzando gadget targati “CryptoEats” che si presentava come l’unica e vera alternativa (futura e futuribile) alle altre aziende di di food delivery.
CryptoEats, la clamorosa truffa del servizio di delivery UK
Una presentazione in pompa magna che ha generato un grandissimo hype attorno al lancio di questo progetto. E solo qualche giorno fa è arrivato il primo (e ultimo) passo che ha rappresentato l’inizio e la fine di questa truffa: il lancio, nel portafoglio digitale, della propria crypto-valuta (avvenuto lo scorso 17 ottobre). Nel giro di pochi giorni, infatti, molti utenti – seguendo i consigli degli influencer (anche loro raggirati) – si sono precipitati ad acquistare i propri token targati CryptoEats. In pochissimo tempo si sono registrate transizioni per un valore di oltre 500mila dollari in Binance Coin, un record. Ma il tutto si è rivelato una truffa. Poco dopo aver raggiunto quel cospicuo bottino, tutto è sparito nel nulla. Il sito web, per esempio, non esiste più e vi è solo il rimando a un dominio libero.
Stesso discorso per i profili social, tutti disattivati non appena si è completato il piano di truffa. Sia Instagram, sia TikTok, sia Facebook e sia Twitter non hanno più – nel loro elenco – un canale o una pagina destinata a CryptoEats.
Tutto è sparito
Insomma, una truffa ben congegnata arrivata al suo epilogo. Perché l’azienda (inesistente e che rispondeva al nome dell’altrettanto inesistente Wade Phillips) è nata da quel senso di novità per colmare il senso di sazietà: un’app che permetteva di utilizzare cryptovalute per pagare il servizio di consegna a domicilio di cibo. Si prometteva la consegna di caffè in cinque minuti, ma anche di spesa in poco più di 10 minuti. Ma questo è, all’incirca, il lasso di tempo utilizzato per prendere il bottino per l’acquisto di monete virtuali e fuggire non lasciando alcuna traccia. E nel comunicato con cui era stata lanciata questa iniziativa si parlava di finanziamenti di serie A (quindi con il coinvolgimento delle alte sfere della finanza, ma ovviamente era tutto falso) di circa 8 milioni di dollari per il lancio di questo progetto. Ovviamente era tutto falso: l’obiettivo era sempre quello di creare un hype importante (coinvolgendo anche influencer), convincere la gente a comprare la propria cryptovaluta e poi fuggire con il malloppo.