Le polemiche sul come la stampa sportiva italiana abbia trattato la morte di Kobe Bryant

27/01/2020 di Enzo Boldi

«Non togliermi il pallone e non ti disturbo più». Lo cantava J-Ax nella sua ‘Italiano medio’, un brano che forniva un fedele ritratto degli abitanti dello Stivale. Un’ottica che, inevitabilmente, si ripercuote anche sulla stampa sportiva che, al netto di nomi – che dovrebbero far intendere approfondimenti a 360 gradi – si trova spesso a fare una scelta: nella maggior parte dei casi, infatti, la prima pagina è quasi interamente dedicati agli affari del calcio. E così accade che anche la notizia della morte di Kobe Bryant (e di sua figlia), ottengano solamente un ritaglio in ‘bella vista’ (al netto degli articoli interni), provocando la rabbia dei lettori.

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Ad acuire questo sentimento avverso ci hanno pensato molti dei quotidiani sportivi stranieri che, a differenza di quanto capitato in Italia – con Gazzetta dello Sport, Corriere dello Sport e Tuttosport -, hanno scelto di non ‘macchiare’ le proprie prime pagine di oggi (lunedì 27 gennaio) con altre notizie. La morte di Kobe Bryant campeggia su As, El Mundo Deportivo, Marca e L’Equipe.

Kobe Bryant, polemiche contro la stampa italiana per la notizia della morte

Un paragone che condanna la stampa sportiva italiana. Le scelte editoriali sono legittime, ma contestabili. E per questo la notizia della morte di Kobe Bryant, secondo i lettori, dovrebbe occupare le intere prime pagine dei quotidiani citati. Ovviamente si parla di quella tragedia, ma in primo piano c’è sempre il pallone, con la vittoria del Napoli al San Paolo contro la Juventus che dovrebbe riaprire il campionato. Poi c’è anche l’editoriale di Ivan Zazzaroni sul Corriere dello Sport, che parla del campione deceduto con un ricordo di cinque righe, per poi passare ad altro.

Il vizio atavico dell’Italia pallonara

All’estero, invece, il pallone è quasi scomparso da quelle prime pagine. Gigantografie a nove colonne della leggenda della Nba tragicamente scomparso per un maledetto volo mentre accompagnava la figlia 13enne agli allenamenti. Da noi no. È un vizio atavico dettato da esigenze di mercato. Il lettore ha ragione, ma è il primo a cercare continuamente fonti per cibarsi di calcio. Ogni giorno, ogni minuto.

(foto di copertina: da profilo Twitter di Lorenzo Sangiuliano)

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