Hey Junior, can you hear us

Quello che sfugge a chi non si occupa di violenza sulle donne è che è un problema talmente profondo e radicato che non possiamo più permetterci di perdonare le superficialità di certi artisti, giornalisti, politici, intellettuali. La misura è colma. Non è nemmeno questione di appellarsi alla censura, perché gli artisti sanno bene che non è il caso di scrivere testi razzisti, infatti si danno una regolata prima di arrivare a farsi censurare. Mi domando perché questo darsi una regolata non c’è quando si decide di dire cose sessiste e misogine? Perché delle donne si può dire e fare di tutto, in un paese come il nostro, in cui vige una cultura maschilista. l’Italia e’ un paese in cui un ex presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, può permettersi di presentare la candidata, Jole Santelli, dicendo “La conosco da 26 anni, non me l’ha mai data” riducendo la sua autorevolezza e rendendola oggetto sessuale. C’è un humus così’ gravemente sessista che centinaia di uomini ritengono migliore uccidere una donna piuttosto che vedere il loro onore macchiato o che li porta a ritenere le donne degli oggetti stuprabili. Questo humus è generato da diversi fattori, uno di questi è il sessismo nei media. È per questo che ho scritto questa lettera a Junior Cally, e a tutti quei rapper che come lui hanno deciso di usare la violenza sulle donne per fare views su Youtube, o per sembrare i macho della situazione.

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Non può essere che mentre c’è chi lotta, c’è chi passa le giornate a scrivere testi che riavvolgono le lancette. Qui non si tratta di prendere le parti di uno o dell’altro, ma di aprire un dibattito maturo sul tema perché’ il sessismo “è una gran rottura de cojoni” e cito Ivano che lo disse in merito ai fascisti visto che le due cose vanno a braccetto.

“Caro Junior Cally, aka Antonio Signore, yes, we are fed up, come dice 2Pac, but we will keep our head up. Io non so se leggerai mai questa lettera, volevo solo dirti che se pensi che la polemica sia nata perché stai sulle palle a Salvini ti sbagli. Diciamo che una parte della polemica deriva da lì, ma la maggior parte deriva da persone come me, da ragazze e donne che si occupano di violenza da decenni, donne che fanno fatica a dimenticare quello che hanno visto e sentito. Ragazze che sanno quanto pesino quelle parole nella cultura dominante e non ne possono più, non ne possono piu di ragazzi come te che ci usano per i loro show e i loro storytelling superficiali e buoni a nulla, senza avere la benché minima idea di quanto quella superficialità sia dannosa.

La lettera di Enrica Beccali a Junior Cally

Junior Cally, se pensi che chi ti scrive lo faccia per questioni politiche è bene che tu sappia che io qui non sto a parteggiare per questo o quel politico, anzi, molte di noi rivedono in Salvini e in tanti altri politici la stessa violenza contro le donne che si vede nel tuo testo, certo, con modi diversi, ma altrettanto efficaci. Basti pensare a quel “lo fai a casa tua” detto con nonchalance da Salvini o alla violenza istituzionale del DDL Pillon. Quindi non credere che chi ti scrive lo faccia per difendere delle posizioni politiche. Gran parte di noi ha proprio un problema con la politica maschile e maschilista italiana, di ogni schieramento politico, che ignora le donne e le usa solo durante la campagna elettorale. Tu non sei diverso da loro, tu che usi la violenza sulle donne per fare views su YouTube o per mostrare quanto sei maschio, non sei diverso da chi usa gli stupri sotto campagna elettorale. Sei come quei politici lì: ci usi. Alcuni ti definiscono “rapper anti sistema” ma tu sei il sistema, sei un portatore sano dei valori di quel sistema maschilista che da secoli vi permette di parlare così delle donne ed essere  perfino premiati di un palco come Sanremo, per non parlare di quei maschilisti che sono stati premiati perfino di alcune delle più alte cariche dello Stato.
Ascolto rap da sempre, dunque eviterei le lezioncine paternalistiche su cosa sia il rap, anche perché vivo a Brooklyn a pochi metri dai Marcy Projects, e qui il rap lo assorbi per osmosi, non puoi scegliere di non ascoltarlo, viene dalla strada. Conosci Polo (La Famiglia)? Lui e’ Uno dei padri del rap italiano e poco fa mi ha scritto una cosa che vorrei riportarti: “Il rap che ascolto io da decenni parla di altro. RIBADISCO: c’è’ RAP e RAP… non fate di tutta l’erba un FASCIO!” te lo riporto a dimostrazione che non puoi dire che si deve accettare l’arte del rap facendo intendere che il rap sia limitato al tuo modo di fare rap. E visto che si parla di rap e del ruolo che ha chi produce artefatti culturali come le canzoni, ti invito a studiare le ricerche legate all’annosa questione del sessismo e dell’oggettificazione della donna nella rap industry. Questione che alcuni studi hanno spiegato come la volontà di certi uomini rapper di ostentare la loro virilità (tossica aggiungo io), e altri l’hanno spiegata come il risultato degli stereotipi sulle donne introiettati dal rapper di turno. Non posso non chiedermi in quale categoria tu ricada dal momento che hai sentito la necessità di scrivere “Lei si chiama Gioia, ma beve poi ingoia/ Balla mezza nuda, dopo te la da/ Si chiama/Gioia perchè fa la troia/ Sì, per la gioia di mamma e papà/ Questa frate non sa cosa dice/Porca troia, quanto cazzo chiacchera?/ L’ho ammazzata, le ho strappato la borsa/C’ho rivestito la maschera”.

Il rap e il sessismo

Fossi in te, oltre a cercare di capire perché senti il bisogno di scrivere certe cose, mi darei una letta allo studio che dimostra come gli uomini che ascoltano rap tendono a essere più sessisti. Mi premurerò di aggiungere tutte le ricerche citate in calce a questa lettera perché qui non si sta parlando di opinioni personali, ma di fatti studiati da esperti in materia.

Ho letto la tua giustificazione (quella data da Junior Cally sui social, ndr) , quello che dici non basta a giustificarti per tutta una serie di motivi che potrei spiegarti solo a voce, perché richiedono approfondimenti e competenze condivise, a cavallo tra la semiotica e i gender studies, che per ora hai dimostrato di non avere. Possiamo approfondire quando vuoi, però ricordati che quando parli di libertà d’espressione che se la usi per danneggiare o denigrare una categoria già oppressa allora non sei diverso dal nazi che la usa per dire frasi razziste e disumane.

Per ora posso solo chiederti di approfondire il concetto di “normalizzazione della violenza” e di come questa, nella tua canzone, sommata a certi film, a certe canzoni, a un certo tipo di porno mainstream, a certe trasmissioni televisive, a certe pubblicità, a certe religioni, a certi politici, contribuisca a creare l’humus in cui nasce e si sviluppa la violenza sulle donne. Certo, non è la tua canzone da sola a fomentare certi stereotipi, così come non e’ una singola bottiglia la causa dell’inquinamento dei mari, ma è la somma di tutto questo che ci danneggia, e tu hai deciso di farne parte. La tua canzone inquina la nostra libertà’. E dire “E allora Masini?!1!1!” e’ come dire “e allora le foibe?1!?1”. Se facessimo un’analisi di tutti i testi (dalle canzoni, ai film, ai romanzi, agli spot pubblicitari) troveremmo una quantità di sessismo da finire schiacciati dalla rabbia, ma questo non può essere una giustificazione. Alcuni dicono che sia “solo storytelling”, ma una narrazione non è mai neutra, chi produce un testo fa delle scelte che riguardano sia la forma da dare all’espressione che la forma da dare al contenuto e sono quelle scelte a determinare la qualità’ di un artista e del suo brano e la sua capacità di raccontare un tema come la violenza senza esaltarla.

Riascolta Stan di Eminem (cito volutamente un rapper duramente criticato) ti accorgerai della differenza tra il narrare una violenza fornendone un punto di vista critico, e la tua, dove dopo aver ammazzato una donna passi interi versi ad incensarti dicendo che sei talmente figo che la scena rap “ti succhia il cazzo”. Va da sé che se sei così figo, è figo pure quello che hai fatto alla donna qualche verso prima. Capisci il sillogismo, Junior Cally? Tutto il testo è un elogio a te stesso nonostante avessi appena detto qualcosa di estremamente violento. Lo hai reso figo, non lo hai solo “narrato.
Sappi, che in chi ascolta ci sono donne che quelle cose le hanno vissute e la tua narrazione superficiale risulta come l’ennesimo schiaffo. Ma che ne sai te.. te che hai il privilegio di aver passato la vita a non occuparti della parte del pianeta più oppressa, e’ questo il privilegio di chi riesce a permettersi di restare ignorante.

Junior Cally, ascolta l’esempio di Tupac

Rifletti, Junior Cally, invece di parlare di Salvini, ascolta chi ne sa più di te. Metti da parte quella tracotanza perché anche tu hai delle responsabilità quando mi arriva la lettera di una ragazza che mi scrive “ il mio ex violento mi minaccia, mi ha dedicato quella canzone, ho paura, non so cosa fare”. Sei tu che devi decidere se vuoi continuare ad essere il mezzo con cui la violenza si esprime sfruttando la “libertà di espressione”.
Non so come prenderai queste parole, forse male, o forse sei abbastanza intelligente da sforzarti di capirle e partire da qui per scegliere di diventare davvero anti sistema, ti lascio con questo pezzo immenso di 2pac che apre questa lettera: Tupac – Keep Ya Head Up .

[Enrica Beccalli]

(foto di copertina: da profilo Facebook di Junior Cally)

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