Joe Biden crede davvero che sette Big Tech applichino sicurezza, protezione e fiducia ai progetti sull’AI
Nel suo intervento, il presidente degli Stati Uniti è sembrato abbastanza soddisfatto rispetto a quello che gli è stato comunicato dalle aziende che stanno investendo nel settore
24/07/2023 di Gianmichele Laino
Joe Biden, nel suo discorso successivo alla proposta delle sette aziende digital che hanno proposto una regolamentazione sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale, ha fatto una battuta su Abraham Lincoln e sul fatto che quest’ultimo potesse essere replicato da un sistema di AI per farlo parlare al suo posto. Chissà se altri presidenti democratici (o candidati democratici, come ad esempio Al Gore, sempre molto sensibile sulle tematiche del progresso sostenibile) ci avrebbero scherzato su con così tanta superficialità. Se è vero, infatti, che l’azione delle sette aziende di Big Tech che hanno proposto una sorta di autoregolamentazione rispetto all’utilizzo dell’intelligenza artificiale è comunque un passo in più rispetto all’immobilismo d’oltre oceano, è altrettanto vero che – come avviene spesso in questi casi – la domanda chi custodirà il custode? torna a essere legittima.
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Joe Biden riceve con soddisfazione la proposta delle sette Big Tech che vogliono autoregolamentare l’intelligenza artificiale
Se la proposta arriva da sette aziende che operano nel settore, infatti, le regole stabilite saranno utili a disciplinare – magari – la concorrenza, nell’interesse di tutti gli attori in gioco. Ma difficilmente potranno risolvere alla radice il problema etico che sta alla base dell’intelligenza artificiale, ovvero la capacità di queste tecnologie di sostituirsi agli esseri umani o di comprometterne alcune attività fondamentali (ad esempio, quelle legate all’informazione o alla creazione di contenuti). Tuttavia, a Biden sembra andar bene così. E nelle sue dichiarazioni sono state accolte con favore le indicazioni di Amazon, Anthropic, Google, Inflection, Meta, Microsoft e OpenAI che hanno promesso di lavorare a strumenti di AI che possano essere sicuri, protetti e degni di fiducia.
«L’intelligenza artificiale – ha detto Biden – rappresenta un’enorme scommessa sia relativa ai rischi per la nostra società, la nostra economia e la nostra sicurezza nazionale, ma anche incredibili opportunità». Il solito asset retorico per cui lo strumento è neutrale, sta a noi saperlo utilizzare nella maniera migliore. Come se tutto questo, in una società che ha nel digitale la sua espressione di capitalismo addirittura più estrema, possa essere qualcosa di effettivamente percorribile.
Le grandi aziende che operano nel campo dell’intelligenza artificiale si augurano che si possa arrivare a un compromesso per cui sia garantito l’obbligo di assicurarsi che la loro tecnologia sia sicura prima di rilasciarla al pubblico. Inoltre, sono state aggiunte due questioni: l’elevato standard di sicurezza degli strumenti di intelligenza artificiale al fine di evitare problemi di hackeraggio o di minaccia alle principali informazioni che, attraverso le piattaforme, vengono potenzialmente esposte; l’indicazione molto chiara rispetto a tutto ciò che è stato realizzato o prodotto con l’intelligenza artificiale, in modo tale da evitare qualsiasi tipo di disinformazione.
Biden si è detto soddisfatto anche di come le piattaforme di intelligenza artificiale potranno aiutare la scienza in alcune battaglie significative – ha citato esplicitamente la lotta contro il cancro – e di come, per farlo, assumeranno nuove risorse, andando contro il luogo comune sul fatto che l’AI possa, al contrario, contribuire alla meccanizzazione di molte attività lavorative. «Vedremo più cambiamenti tecnologici nei prossimi 10 anni, o anche nei prossimi anni, di quanti ne abbiamo visti negli ultimi 50 anni – ha detto un Biden ottimista -. Questa è stata una rivelazione sbalorditiva per me, francamente. L’intelligenza artificiale trasformerà la vita delle persone in tutto il mondo». Una frase che non suona benissimo.