Libero titola: «Quelli che dicevano ‘è poco più di un’influenza’». Ma lo diceva anche Feltri

10/03/2020 di Enzo Boldi

Già nelle settimane passate ci siamo trovati di fronte a una serie di titoli contraddittori sull’emergenza Coronavirus da parte di Libero. Il quotidiano diretto da Pietro Senaldi e Vittorio Feltri, infatti, aveva dedicato ampio spazio a titoli allarmistici, per poi – in una fredda mattina d’inverno – fare dietrofront dicendo «Virus, ora di esagera». Oggi, sull’edizione in edicola di martedì 10 marzo 2020, si parla dell’ultimo Dpcm del governo che ha resto l’Italia zona rossa (o, come ha detto Giuseppe Conte, ‘Italia zona protetta’) e il quotidiano titola attaccando «Quelli che dicevano ‘è poco più di un’influenza’». Nell’ampia platea di chi ha sostenuto questa tesi, però, c’era anche lo stesso Feltri.

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Il direttore di Libero, lo scorso 26 febbraio (quando l’emergenza stava iniziando a toccare i primi numeri sintomo di un pericolo reale) aveva fatto su Twitter un paragone tra quel che è successo nel mondo alla fine degli anni ’50 con l’influenza asiatica e tutto quello che stava accadendo in Italia con le prime vittime da Covid-19.

Il titolo di Libero che contraddice Vittorio Feltri

Al netto di un’inesattezza – i morti da influenza asiatica furono due milioni, ma in tutto il mondo e non solo in Italia -, il post di Vittorio Feltri mirava a sminuire l’allarmismo che c’era nel nostro Paese (e che, inevitabilmente, vige ancora) dopo le notizie delle prime vittime. Il tutto parlando di ‘casino infernale’ fatto dai cittadini (e, per assunto, anche da chi guida il governo). Il tweet risale al giorno prima del titolo ‘Virus, ora si sta esagerando’, arrivato dopo una serie di proclami apocalittici.

L’Italia zona rossa

Sta di fatto che la misura dell’Italia zona rossa è stata presa e l’allarme è inevitabilmente cresciuto nelle ultime settimane. Come è ovvio e normale, forse anche nella redazione di Libero – con il direttore Vittorio Feltri in testa – il mutamento della situazione è stato riconosciuto come fatto assodato. Ora, rispetto a due mercoledì fa.

(foto di copertina: da prima pagina Libero del 10 marzo 2020)

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