Ma cosa significa Italia a 1 Giga?

Si tratta di un termine che è stato già adottato dal precedente governo, attraverso il ministero guidato da Colao. Cosa viene previsto, nello specifico, all'interno della nuova strategia su questo fronte

23/08/2023 di Gianmichele Laino

È il caso di definirlo un titolo parlante. Il progetto “Italia a 1 Giga” – che si inserisce coerentemente all’interno del piano per la banda ultralarga 2023-2026 – significa esattamente quello che lascia intendere il suo nome: «garantire la connettività ad almeno 1 Gbps in download e 200 Mbit/s in upload alle unità immobiliari che lo necessitano». Non è – ovviamente – una novità contenuta nel documento pubblicato prima della pausa estiva d’agosto dal dipartimento per la transizione digitale del governo Meloni, ma si tratta di un procedimento che si è avviato già nel 2021 e che ha avuto modo di assegnare già dei lavori per la concreta realizzazione dell’infrastruttura già a partire dal luglio del 2022.

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Italia a 1 Giga, il progetto che punta a raggiungere tutte le unità abitative italiane

L’Italia a 1 Giga, in realtà, intende migliorare quanto non era riuscito in precedenza. La banda ultralarga, per definizione dell’Agenda Digitale Europea, è quella equivalente ad almeno 30 Mbps. Già nel 2015, come abbiamo ampiamente sottolineato, l’Italia aveva previsto di coprire il Paese con questi obiettivi: l’85% della popolazione a 100 Mbps e tutti cittadini con connettività di almeno 30 Mbps. Dunque, banda ultralarga per tutti. L’obiettivo, tuttavia, non è stato mai raggiunto, mentre – nel frattempo – le infrastrutture digitali si potenziavano e aumentavano, contestualmente, tutte le modalità di fruizione dei servizi digitali.

Va da sé che siano stati aggiornati anche i principi definiti dalla stessa Agenda Digitale Europea per rispondere a questa nuova necessità: si fa presente, dunque, la necessità di allargare la rete a 100 Mbps per tutti, arrivando fino ad 1 Gbps in aree strategiche. Il piano Italia a 1 Giga cerca, quindi, di dare un seguito a questa esigenza, proponendosi di farlo entro il 2026.

L’impegno del governo è quello di garantire «la connessione ad almeno 1 Gbit/s in download e 200 Mbit/s in upload, senza limiti al volume di traffico per gli utenti e nel rispetto del principio della neutralità tecnologica». Il piano per la banda ultralarga, infatti, evidenzia che solo una soglia di questo genere può giustificare degli investimenti da parte degli operatori privati nei confronti dell’utenza pubblica ed è, inoltre, la soglia minima che possa garantire all’utente di servirsi di «video streaming lineare 4K/8K, realtà virtuale e aumentata, collaborazione immersiva, smart working e formazione a distanza, cloud computing, online gaming, domotica avanzata, telemedicina» (queste citazioni sono contenute nel documento Piano Italia a 1 Giga, richiamato dalla Strategia sulla Banda Ultralarga 2023-2026).

Nel piano si specifica che il raggiungimento della connessione ad almeno 1 Gbit/s, secondo i parametri europei, è prevista per il 2030, mentre l’Italia si pone l’obiettivo di arrivare a questo punto con quattro anni di anticipo. A questo proposito, nei mesi scorsi, è stata già effettuata una mappatura del territorio, per comprendere la portata dell’intervento. Mappatura che, come abbiamo anticipato, ha dovuto fare i conti anche con la difficoltà oggettiva dell’individuazione di numeri civici e unità abitative da raggiungere. La mappatura, in ogni caso, ha messo in evidenza «6,2 milioni di indirizzi civici coperti da reti con velocità di connessione stabile inferiore a 300 Mbit/s e, pertanto, oggetto d’intervento pubblico». Una mission che, per non essere impossible, deve assolutamente recuperare gli eventuali ritardi che, solo nell’ultimo anno, si sono accumulati. L’auspicio è che la pubblicazione del piano per la banda ultralarga – sebbene non preveda al suo interno un cronoprogramma dettagliato – possa dare una spinta affinché ciò accada.

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