L’ISS dice che è improbabile l’affermazione dell’Imperial College che stima quasi 6 milioni di contagi in Italia
31/03/2020 di Gianmichele Laino
In un momento in cui avremmo tutti bisogno di più certezze, anche la comunità scientifica al livello più autorevole rischia di mandarci in confusione. Secondo un recente studio dell’Imperial College di Londra, una delle più prestigiose università di ricerca pubblica, si stima il valore dei possibili contagi da coronavirus su un campione di 11 stati europei, compresa l’Italia. Secondo questo studio, che ci ricorda anche come le attuali misure di contenimento possano aver impedito fino a un massimo di 120mila morti a causa del coronavirus, in Italia il 9,8% della popolazione (ovvero quasi 6 milioni di 60 milioni di abitanti) sarebbe stata contagiata dal Covid-19. Una conclusione che non viene condivisa dall’Istituto Superiore di Sanità. L’Iss contro Imperial College è solo l’ultimo capitolo di una vera e propria disputa sui dati relativi al contagio.
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Iss contro Imperial College, il dibattito sul reale numero di contagi in Italia
Giovanni Rezza, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, pur stimando il lavoro dell’Imperial College, non ne condivide le conclusioni: «Bisogna essere molto cauti nell’approssimare la popolazione italiana già infettata dal virus – ha detto Rezza -. Pur stimando i colleghi dell’Imperial College di Londra, ritengo davvero improbabile che in Italia sia stato infettato quasi il 10% della popolazione. Facciamo qualche conto: se abbiamo poco più di 70.000 casi positivi, pur moltiplicandoli per dieci per tenere conto dei casi sfuggiti e degli asintomatici, arriveremmo a 700.000 mila. Una cifra molto diversa da quasi 6 milioni. Inoltre bisogna tener conto del fatto che la maggior parte dei casi in Italia si è verificato al Nord, in Lombardia».
Iss contro Imperial College: «Non valutate peculiarità del contagio in Italia»
Secondo l’Imperial College, il tasso di fatalità in Italia risulta essere molto più alto rispetto a quello che si è registrato in altre parti del mondo. E su questa base l’istituto britannico stima che, a fronte dell’attuale numero di decessi in Italia (superiore alle 11mila unità) e considerando un tasso di fatalità medio non superiore al 2%, il numero dei contagiati nel nostro Paese non può essere quello comunicato nelle stime ufficiali, ma deve essere molto più alto.
Tuttavia, Rezza non condivide l’impostazione di questo studio, affermando che non prende in considerazione alcune caratteristiche del contagio, come la diversa distribuzione territoriale tra nord e sud e la particolare concentrazione degli ammalati soprattutto nella regione Lombardia: «Come fa ad essersi infettato il 10% della popolazione al Centro-Sud? – si è chiesto il presidente dell’ISS – La realtà italiana è molto peculiare e c’è bisogno di prenderla in considerazione, fermo restando l’enorme capacità dell’Imperial College di formulare modelli tra i più affidabili al mondo».