La controversa storia del presunto creatore dei Bitcoin

Tutti conoscono lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, collegato spesso all'invenzione del bitcoin. In tanti hanno pensato che si trattasse di un collettivo, poi è spuntato l'australiano Craig Wright che da otto anni dice di essere l'inventore del bitcoin. E per questo sosterrà un processo

05/03/2024 di Gianmichele Laino

Per anni, otto per la precisione, è stato considerato un freno allo sviluppo tecnologico del bitcoin, indipendentemente dalle oscillazioni del valore della criptovaluta. Craig Wright è un ingegnere informatico australiano che millantava di essere l’inventore del bitcoin, il celeberrimo Satoshi Nakamoto. E che, per questo motivo, bloccava qualsiasi intervento migliorativo dei vari sviluppatori sull’ecosistema informatico del bitcoin stesso, opponendo a questi ultimi delle cause per violazione della proprietà intellettuale. Va da sé che, per uno strumento che si basa molto sull’open source, questo poteva rappresentare un problema per il miglioramento tecnologico. Da qui, la Crypto Open Patent Alliance – che è un consorzio non-profit di aziende che operano nel settore delle criptovalute – ha deciso di intentare una delle cause più importanti e significative al mondo che riguardano un argomento di natura digitale, contestando l’identità del presunto inventore del bitcoin.

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Inventore bitcoin, la causa contro Craig Wright

I due presupposti su cui si basa questa causa sono molto semplici. Craig Wright sostiene di essere l’inventore del bitcoin e – in quanto tale – crede di poter vantare un diritto sulla proprietà intellettuale della criptovaluta. La COPA, al contrario, afferma che Wright non sia altro che un personaggio in cerca d’autore (o di brevetto, visto il caso), che le sue dichiarazioni a proposito della paternità del bitcoin sono palesemente false e prive di riscontro oggettivo. La vicenda va avanti da tempo, ma il 4 marzo si è svolto il primo round ufficiale (l’udienza vera e propria) in un tribunale di Londra, a tre anni dalla prima denuncia.

Satoshi Nakamoto è comparso in rete, per la prima volta, nel 2008, quando ha pubblicato il protocollo del bitcoin. Tre anni dopo, quando ormai il suo progetto era ben avviato, aveva deciso di passare il testimone, dichiarando – sempre dietro pseudonimo – di aver abbandonato il bitcoin per dedicarsi ad altro. Per anni, successivamente al 2011, esperti, investitori e testate giornalistiche hanno provato a ricostruire la vicenda di Nakamoto e a risalire alla sua identità. Gizmodo e Wired, per primi nel 2016, avevano indicato Craig Wright come possibile inventore del bitcoin ma, in un primo momento, le indagini giudiziarie su questa affermazione contenuta in un’inchiesta giornalistica finirono nel vuoto, perché Wright decise di scomparire dai radar. Salvo ritornare, qualche anno dopo, e rivendicare la proprietà intellettuale del bitcoin, mostrando pubblicamente la chiave crittografica di quella che lui afferma essere la prima transazione in bitcoin. Una chiave che, tuttavia, viene apertamente contestata dagli esperti e anche da coloro i quali, come la COPA, si sono opposti in tribunale a questa sua rivendicazione.

La questione, insomma, è controversa. Anche perché se Wright fosse davvero Nakamoto e se avesse nelle sue disponibilità tutti i bitcoin che il fondatore della criptovaluta può detenere, sarebbe davvero uno degli uomini più ricchi del pianeta.

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