«La dinamica sociale che non sempre è adeguata al contesto, per questo serve educare al mezzo». L’opinione di Federica Di Nardo
Federica Di Nardo è un'influencer e content creator che vive tra Bergamo e Milano. La abbiamo contattata per chiederle qual è la sua opinione sulla proposta di istituire un "patentino social"
23/01/2023 di Giordana Battisti
Mauro Grimoldi, candidato consigliere alle elezioni regionali in Lombardia nella lista del candidato presidente Pierfrancesco Majorino, ha inserito nel suo programma elettorale la proposta di istituire un “patentino social“ in particolare per utilizzare Instagram e TikTok: non si tratta di un vero e proprio riconoscimento da ottenere per poter accedere ai social network, che hanno già delle regole per l’iscrizione dei minori, ma di corsi di educazione digitale da indirizzare ai più giovani. Federica Di Nardo è un’influencer e content creator seguita su Instagram, dove pubblica fotografie scattate soprattutto durante i suoi viaggi all’estero, da 179mila persone. Di Nardo vive tra Bergamo e Milano e nel 2013 ha fondato il blog The Cutielicious, che ora ha cambiato nome e ha preso quello della sua fondatrice. I social sono ormai uno strumento sempre più utile e quasi indispensabile per promuovere il proprio lavoro oppure per affermarsi come influencer o content creator. Di Nardo ha risposto alle domande di Giornalettismo sulla proposta, emersa nel corso della campagna elettorale per le elezioni regionali in Lombardia, di istituire un “patentino social”.
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Il “patentino social” è più utile di quanto crediamo? L’opinione di Federica Di Nardo
Secondo Di Nardo la definizione “patentino social” è fuorviante e rischia di dare un’accezione negativa e molto diversa dall’intento reale dell’iniziativa. Quando ha letto la notizia della proposta a un «primo momento di perplessità» è seguito un approfondimento che l’ha resa «decisamente più condivisibile», spiega. Secondo Di Nardo solo una parte delle persone che utilizza i social «riesce a comprenderne le dinamiche e le implicazioni, mentre la maggior parte risulta essere un’utenza passiva, che utilizza i social con una dinamica sociale che non sempre è adeguata al contesto». L’obiettivo da perseguire dovrebbe essere «rendere più consapevoli le persone delle implicazioni del mezzo e che qualsiasi attività svolta nel digitale ha conseguenze nella vita reale, tutto questo naturalmente senza però demonizzare i social». A Di Nardo è capitato spesso di pensare che chi frequenta i social non si relazioni con le altre persone come invece farebbe normalmente e spesso si estremizzano le proprie opinioni utilizzando toni eccessivi. Un altro aspetto fondamentale è che «gli algoritmi tendono a mostrare a ogni utente la sua “bolla” dei suoi interessi, portando a radicalizzare alcuni pensieri, senza dare loro gli strumenti e le possibilità per intavolare dei dialoghi più approfonditi e costruttivi». «In questo senso una formazione volta ad utilizzare i social anche come strumento di lavoro è a mio parere imprescindibile e fondamentale nella società contemporanea. I social sono uno strumento importantissimo e con un grande potenziale positivo, sta alle persone utilizzarli nel modo giusto», conclude Di Nardo.