Le aziende hanno poca consapevolezza dei vantaggi di una gestione dei rifiuti digitale

Questo è quanto emerge dall'intervista a Giorgia Leonardi, CEO e founder di BEAWaRe, startup che si occupa dello smaltimento intelligente dei rifiuti

25/05/2023 di Ilaria Roncone

In che modo l’intelligenza artificiale può essere utilizzata per salvaguardare l’ambiente? Come abbiamo ricostruito oggi, esistono vari modo in cui l’AI può aiutare in tal senso e, in quest’ottica, abbiamo chiesto l’intervento di una realtà che utilizza tecnologia, software sofisticati e analisi dei dati per lo smaltimento intelligente dei rifiuti. La mission di BEAWaRe è chiara ed esplicita fin dalla home del progetto: «Aiutiamo Aziende e Comuni ad ottimizzare la raccolta dei rifiuti con software semplici e automatizzati che consentono di risparmiare tempi e costi grazie all’analisi dei dati».

La ragione di vita di BEAWaRe ce l’ha spiegata, in parole semplici, la CEO e founder della startup, Giorgia Leonardi: «Il valore aggiunto di BEAWaRe è sicuramente il forte connubio tra etica e innovazione. Abbiamo il desiderio di creare un impatto positivo offrendo soluzioni smart e digitali per risolvere uno dei problemi più urgenti dei nostri giorni, cioè l’emergenza dei rifiuti.».

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La fondamentale importanza dell’economia circolare

Cosa vuol dire economia circolare e quali vantaggi comporta? Si tratta di un’idea chiara ai più che spesso, però, non corrisponde a esempi pratici nella vita reale: «Vogliamo dare il nostro contributo per costruire una società che riduca le emissioni di CO2 e dove trovino più spazio l’economia circolare, il riuso e il riciclo dei prodotti, così da ridurre il consumo di materie prime ma anche gli sprechi, ad esempio di medicinali o di generi alimentari», spiega Leonardi ai microfoni di Giornalettismo.

«A trarne beneficio sarebbero – ad esempio – le aziende, perché azzererebbero i costi derivati dallo smaltimento dei rifiuti prodotti; questi, inseriti nell’economia circolare, diventerebbero al contrario una preziosa risorsa. Le bucce d’arancia? Non sono un rifiuto perché possono trasformarsi in oggetti di design originali ed eleganti»: questo l’esempio di un ragionamento che, se implementato su larga scala, potrebbe permettere di rivedere totalmente la definizione di rifiuto, riciclo e riuso.

BEAWaRe e il software per tracciare i rifiuti industriali

«Per le aziende – spiega la CEO della startup – BEAWaRe ha ideato BeTRACK, un software finalizzato alla tracciabilità digitale dei rifiuti industriali». Come funziona? «Esso permette la compilazione automatizzata della modulistica inerente alla movimentazione dei rifiuti; i dati, le anagrafiche e tutti i formulari autocompilati vengono caricati direttamente in Cloud, e la piattaforma utilizzata è assolutamente user-friendly e alla portata di tutti».

Un software che prevede anche l’aggiornamento in tempo reale rispetto a tutte le novità normative nel settore: «In questo modo l’utente è sempre aggiornato sia sul suo profilo, che dal punto di vista di eventuali aggiornamenti normativi e burocratici. Il servizio è paper free ed estremamente preciso: i moduli compilati a mano su carta possono sempre determinare errori, e gli errori comportare per le aziende delle pesanti sanzioni. BeTRACK invece minimizza la possibilità di errori, con un notevole risparmio di tempi e costi».

Oltre a questo, c’è il risvolto etico dell’utilizzo della tecnologia nella gestione dei rifiuti: «L’analisi predittiva sulla produzione dei rifiuti consente di identificare le criticità, riducendo gli sprechi e reinserendo i rifiuti industriali nell’economia circolare, qualificandoli come sottoprodotti e donazioni. Il tracciamento dei rifiuti è infatti la base di partenza perfetta per operare la transizione alla circolarità pianificata».

C’è poi il capitolo blockchain e logistica, un tema poco affrontato attualmente: «Al contrario di quello che si può immaginare – fa presente Leonardi – la blockchain oggi non è al centro del tracciamento del rifiuto. Il sistema funziona su una verifica peer-to-peer offline e la legge non prevede al momento la blockchain come possibile alternativa per il tracciamento. Tuttavia questa giocherà un ruolo fondamentale in ambito di economia circolare, per definire passaporti di sottoprodotti e tracciabilità delle donazioni e garantire trasparenza sulla filiera».

Esiste un’inconsapevolezza di fondo

Possiamo chiamarla così: si tratta di quell’essere restie al cambiamento che, spesso e volentieri, viene manifestato dalle realtà a cui una startup come BEAWaRe si rivolge: «Molte aziende sono restie al cambiamento, perché spesso non sono pienamente coscienti dell’esistenza di nuovi sistemi digitalizzati e automatizzati in grado alla fine di risolvere i colli di bottiglia e ridurre inefficienze operative, oltretutto ottimizzando tempi e costi», afferma la CEO portando alla luce la sua esperienza in questo campo.

E a metterci lo zampino, ostacolando un cambiamento culturale e di vedute necessario, è uno dei soliti noti: la burocrazia italiana. «Non aiuta sicuramente una burocrazia lenta e farraginosa e vincoli normativi che scoraggiano le aziende ad investire nell’economia circolare. Ad esempio, il RENTRi, il sistema di tracciabilità digitale dei rifiuti italiani, non è ancora stato introdotto in modo definitivo. Siamo ancora in una fase incerta, dove le aziende non sono molto informate sui sottoprodotti e sui vantaggi che potrebbero trarne non solo loro a livello economico, ma anche tutto l’ecosistema della sostenibilità ambientale. Analizzando i dati sulla tracciabilità dei rifiuti, noi le aiutiamo a capire le opportunità e a prevedere i possibili benefici», conclude Leonardi.

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