L’Intelligenza Artificiale può essere creativa? L’intervista a Alan Fiordelmondo

Non nel senso stretto nel termine. Può fornirci un risultato "originale" ma di certo non può utilizzare l'immaginazione per superare i suoi limiti.

03/03/2023 di Giordana Battisti

Alan Fiordelmondo è un fotografo, video maker, video editor e content creator. Giornalettismo lo ha contattato per chiedergli come il concetto di diritto d’autore sia cambiato da quando si sono affermati i principali strumenti per creare delle immagini partendo, per esempio, da un contenuto testuale fornito dall’utente e quanto l’Intelligenza Artificiale essere potenzialmente lesiva per lo sviluppo della creatività umana.

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L’Intelligenza Artificiale può competere con la creatività degli artisti?

«Le intelligenze artificiali che funzionano come Midjourney, Stable diffusion e DALL-E possono stupire perché da un input, cioè una descrizione testuale, si arriva a realizzare una creazione “artistica” con molta probabilità parente della richiesta avanzata» spiega. Nonostante questi strumenti stupiscano chi li utilizza proprio perché funzionano in questo modo non possiamo definirli “creativi” perché «l’Intelligenza Artificiale non può eguagliare o sostituire quella che viene definita “genialità” dell’artista. L’Intelligenza Artificiale, pur essendo addestrata come tramite del pensiero creativo, ha dei limiti che l’immaginazione dell’artista non ha». Anche l’hype che solitamente circonda il lancio di prodotti simili deriva «dalla novità e dalla scarsa conoscenza della materia» ed è un aspetto rilevante che può far comprendere quanto le persone siano interessate a questi strumenti. Talvolta, il meccanismo coinvolge anche i media che li pubblicizzano nel momento del loro lancio oppure pubblicano notizie definite “allarmistiche” che riguardano la possibilità che questi strumenti possano sostituire le persone e le mansioni che svolgono quotidianamente. Secondo Fiordelmondo «l’Intelligenza Artificiale non può sostituire il lavoro di un grafico, può solo creare una bozza di partenza su cui poter lavorare e può aiutare in termini di risparmio di tempo, ma questo dipende anche da quanto tempo impiega il creativo a trasformare in parole il proprio pensiero».

Molti strumenti che si basano sull’Intelligenza Artificiale sono addestrati su grandi set di dati: nel caso delle intelligenze artificiali che producono immagini partendo da un input testuale spesso si tratta di set di dati che comprendono immagini con le rispettive didascalie che ne descrivono il significato o il contenuto. Spesso questi grandi set di immagini e contenuti testuali comprendono anche materiali che dovrebbero essere tutelati da Copyright o diritto d’autore e che di fatto non lo sono. «Tra l’altro, negli Stati Uniti la normativa impedisce di estendere il Copyright alle opere d’arte create dall’intelligenza artificiale e questo è un problema perché si utilizzano per scopi commerciali delle immagini senza poterne reclamare il possesso. In questo l’Intelligenza Artificiale è in pieno contrasto con gli NFT», dice. Gli NFT infatti rappresentano l’atto di proprietà e il certificato di autenticità di un prodotto digitale.

«A mio avviso, limitare l’uso delle attività cognitive sostituendole con delle macchine è un grande limite per il confronto e il dibattito e personalmente vedo anche delle minacce per le generazioni future. In un pianeta climaticamente sempre più caldo, rischiamo di avere essere umani sempre più freddi. Mi sembra che stiamo andando verso la castrazione digitale delle emozioni» conclude Fiordelmondo.

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