Frode bancaria, l’indagine su Trump tocca il figlio Eric
Secondo la procura di New York la compagnia del presidente avrebbe mentito sul valore dei propri asset per ottenere prestiti e detrazioni fiscali.
25/08/2020 di Redazione
Si fa sempre più stringente il cerchio dell’indagine su Trump dell’Attorney general di New York Letitia James. Oggi infatti James ha chiesto il tribunale della Grande Mela di obbligare alcuni collaboratori del presidente, tra cui il figlio Eric, a consegnare documenti sul gruppo Trump nel corso dell’inchiesta che cerca di capire se la compagnia del presidente abbia falsificato il valore dei propri asset per ottenere prestiti e detrazioni fiscali.
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Da dove nasce l’indagine su Trump
Alla base della richiesta della democratica James, c’è la scarsa collaborazione della famiglia Trump all’indagine sulle possibili frodi commesse dal gruppo di famiglia che è iniziata lo scorso anno. In particolare il rifiuto del secondo figlio di Trump, Eric, di parlare con gli investigatori alla fine di luglio. “Per mesi la Trump Organization ha fatto di tutto per nascondere prove da un’indagine sui propri affari” ha spiegato l’Attorney General in un nota in cui accusa i Trump di “aver preso tempo, nascosto documenti e convinto testimoni, tra cui Eric Trump, a non rispondere sotto giuramento”. Motivi per cui James avrebbe chiesto il sequestro dei documenti, perché “nessuno è al di sopra della legge”.
I took action to force the Trump Organization, and specifically EVP Eric Trump, to comply with my office’s ongoing investigation into its financial dealings.
For months, the Trump Organization has failed to fully comply with our subpoenas in this investigation.
— NY AG James (@NewYorkStateAG) August 24, 2020
La reazione dell’organizzazione all’indagine su Trump
Un brutto colpo per il presidente nel giorni in cui a Charlotte, in Nord Carolina, apre la convention repubblican. E infatti l’avvocato della Trump Organization ha accusato James di “tormentare la compagnia” aggiungendo che la presentazione di questa richiesta nel primo giorno della convention del GOP “conferma che si tratta di un’inchiesta a sfondo politico”. L’indagine nasce però nel marzo del 2019 con la testimonianza al Congresso dell’ex avvocato e braccio destro di Trump, Michael Cohen sul fatto che il presidente avesse più volte gonfiato il valore dei suoi asset per ottenere condizioni migliori su prestiti e coperture assicurative.