Dopo gli insulti a Silvia Romano, la procura di Milano apre un’inchiesta

Siamo nel Paese in cui una ragazza di 25 anni che era partita per fare volontariato in Kenya è tornata a casa da due giorni dopo un rapimento di 18 mesi e in cui la procura di Milano è costretta ad aprire un fascicolo di inchiesta per gli insulti che Silvia Romano ha ricevuto. La storia suona davvero come una sconfitta per la sensibilità pubblica del nostro Paese.

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Inchiesta insulti Silvia Romano, l’apertura del fascicolo

Il responsabile dell’antiterrorismo milanese Albero Nobili ha messo in piedi l’inchiesta dopo aver assistito, come hanno fatto diversi cittadini italiani, al campionario di insulti e vessazioni verbali a cui Silvia Romano è stata sottoposta dopo il suo rientro all’aeroporto di Ciampino e dopo il ritorno nella sua abitazione a Milano. Nei pressi della sua abitazione era stato diffuso anche un volantino che protestava genericamente contro le ong e che dichiarava che gli italiani siano stufi di dover pagare riscatti.

Inchiesta insulti Silvia Romano, i timori del padre

Ma è soltanto la punta di un iceberg rispetto ai tanti insulti che sul web, magari favoriti dalla possibilità di nascondersi dietro a una tastiera, sono stati all’ordine del giorno, difficili da conteggiare, partiti magari da account anonimi. Del resto, la preoccupazione che Silvia Romano possa essere oggetto e bersaglio di atti ancora più violenti rappresenta il timore massimo del padre, Enzo Romano, che ha dichiarato a Open di aver letto cose terribili sulla stampa. Non ha escluso la responsabilità di una parte di questo tipo di stampa se, in futuro, dovesse capitare qualcosa alla ragazza di 25 anni.

Insomma, il clima che proprio non ci si sarebbe mai aspettati di trovare al rientro in Italia di Silvia Romano. Una vicenda che rappresenta l’ennesima brutta pagina dell’odio diffuso sui social network e di come questo possa penetrare in fondo all’anima delle persone. Oltre che fomentare atteggiamenti che richiedono una protezione specifica nei confronti della persona a cui questi insulti costanti sono rivolti.

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