L’incendio OVH ci ricorda la vitale importanza del backup periodico

Dopo l'incendio OVH sono in molti che non dimenticheranno più l'importanza di quel backup periodico a prescindere da quanto costi

10/03/2021 di Ilaria Roncone

L’incendio esploso nel data center di Strasburgo di OVH, società francese leader nel cloud e nell’hosting che conta 1,5 milioni di clienti in tutto il mondo – comprese Europa e Italia – ha messo fuori uso decine di migliaia di siti che utilizzavano i loro servizi compreso Fortune Italia, che ancora adesso risulta irraggiungibile dopo la comunicazione di questa mattina. Il più grande fornitore europeo di clouding e terzo più grande al mondo si trova ad affrontare un vero e proprio disastro che sta impattando su 1,5 milioni di clienti di quei diciassette datacenter e 250 mila server.

LEGGI ANCHE >>> Piattaforme e vaccini: come gli Usa hanno risolto il problema dei vaccini avanzati

Sono moltissimi i siti inaccessibili dopo l’incendio OVH

L’incendio, che è stato domato poco dopo la mezzanotte di mercoledì, ha creato problemi a moltissimi siti noti come Bad Packets . società di cyber-threat intelligence-, AFR-IX – società di telecomunicazioni -, eeNews Europe – sito di notizie – e il sito del complesso di edifici d’arte Centre Pompidou. Rust, produttore di videogiochi, ha affermato che l’interruzione del servizio ha portato a una perdita di dati totali che non lascia spazio a recupero, come ha chiarito lo sviluppatore del videogioco su Twitter: «Abbiamo confermato la perdita totale dei server dell’UE interessati durante l’incendio del data center OVH. Stiamo ora valutando la possibilità di sostituire i server interessati. I dati non potranno essere ripristinati». Intanto gli ultimi update da parte del fondatore di OVH, Octave Klaba, parlano di ricostruzione nelle prossime settimane. Intanto ai clienti è stato raccomandato di attivare il loro piano per il ripristino di emergenza.

Cosa succede adesso ai clienti OVH?

Come prova il fatto che moltissimi siti siano ancora inaccessibili, molti data center non sono stati ripristinati e non verranno riattivati entro oggi – come ha reso noto Klaba su Twitter -. Parliamo innanzitutto delle best practice che ogni azienda dovrebbe osservare: avere un sistema locale che effettui un backup periodico dei dati all’interno dell’azienda così da arginare situazioni limite come questa, oltre che per questioni di cybersecurity. La regola vale sia per le aziende sia per i singoli utenti, che se non avevano salvato ciò che era affidato a OVH in altra maniera – su un hard disk esterno, per esempio – non potranno più recuperarlo. Sarà OVH a decidere se e quanto risarcire in base ai singoli clienti e ai loro contratti e solo OVH potrà rendere noto cosa è andato perso e cosa no.

Chi si salva? Innanzitutto chi ha previsto un Disaster Recovery Plan – fornito da OVH o da terzi -, ovvero un piano che previene qualsiasi tipo di sciagura e di perdita di dati, magari delocalizzandoli in un’altra sala server rispetto a quella principale, che in questo caso è andata a fuoco. Oltre a questi, coloro che hanno un backup di ripristino che permetta di rendere nuovamente accessibili e disponibili quelle informazioni. Il fatto che a così tante ore dall’incendio molti siti siano ancora inaccessibili sta ad indicare – come ha scritto Wired – l’apparente assenza di una ridondanza, ovvero del fatto che l’architettura dei server fosse programmata in modo da garantire la continuità del servizio anche in un caso come questo, con l’impianto inaccessibile.

(Immagine copertina via Twitter)

Share this article