Ilaria Cucchi vuole querelare Salvini: «Basta dire che mio fratello è morto per droga»

15/11/2019 di Redazione

Il video di Matteo Salvini che commenta la sentenza sulla morte di Stefano Cucchi affermando che lui è contro ogni forma di droga e di spaccio è diventato virale. Semplicemente perché il leader della Lega ha risposto a muso duro alle domande di un giornalista di Fanpage, che gli chiedeva perché mettere in correlazione la sentenza su una morte per percosse con il consumo di droga. Oggi, Ilaria Cucchi minaccia di querelare Matteo Salvini proprio per queste frasi. La sorella di Stefano, all’indomani della sentenza che ha condannato a 12 anni due carabinieri per omicidio preterintenzionale, è stata intervistata da Massimo Giannini su Radio Capital.

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Ilaria Cucchi querela Salvini dopo la sua frase su Stefano?

Stefano non è morto di droga, cosa c’entra la droga? – ha detto Ilaria Cucchi, commentando le parole di Matteo Salvini – Anch’io, essendo una mamma, sono contro la droga e le sostanze stupefacenti: ma Stefano non è morto per questa causa. È un pregiudizio che tanti personaggi hanno diffuso e contro cui abbiamo combattuto per anni. Salvini non perde occasione per stare zitto: uno dei prossimi a essere chiamato a rispondere per queste affermazioni potrebbe essere proprio lui».

Matteo Salvini aveva detto che chi sbaglia avrebbe dovuto pagare, ma che lui era contro la droga senza se e senza ma, attaccando anche il giornalista di Fanpage che gli aveva fatto la domanda. Immediatamente, dopo le sue parole di ieri, sono partite le polemiche sui social network per questa affermazione, anche perché Salvini aveva detto che non era nelle condizioni di chiedere scusa per quanto capitato alla famiglia Cucchi.

La posizione della Lega sulla vicenda di Cucchi e della droga

La Lega, attraverso alcuni suoi esponenti come l’ex segretario del Sap Gianni Tonelli, aveva sempre affrontato con spirito ostile la vicenda di Stefano Cucchi: inutile anche l’invito, rivolto da Salvini a Ilaria Cucchi, di presentarsi al Viminale quando era ancora ministro dell’Interno. A quanto pare, non è bastato questo gesto formale per riavvicinare delle posizioni che, sul caso di Stefano in particolare, sembrano essere inconciliabili.

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