Il Passenger locator form, l’altro QRcode per viaggiare in Europa (e nel Regno Unito)

Il documento, anche in forma digitale, deve essere compilato prima della partenza e presentato in aeroporto o stazione in caso di spostamento fuori dai confini. Si tratta di una norma entrata in vigore lo scorso aprile, ma di cui molti non erano a conoscenza

20/07/2021 di Enzo Boldi

Negli ultimi giorni molte testate hanno raccontato il malcontento di alcuni viaggiatori (o turisti) che sono arrivati all’imbarco negli aeroporti italiani alle prese con un “nuovo” modulo da compilare per ottenere un documento digitale che si somma al Green Pass. In realtà non si tratta di un qualcosa di approvato dal giorno alla note, ma di una norma approvata dalla Commissione Europea lo scorso 17 marzo e recepito dall’Italia attraverso un’ordinanza firmata il 16 aprile. Parliamo del Passenger locator form che – nella sua versione digitale – consegna al cittadino un nuovo QRcode da presentare alle autorità competenti.

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Come funziona il PLF? Si tratta di un documento da compilare attraverso una piattaforma ad hoc messa a disposizione dall’Unione Europea. Come accaduto per il Green Pass, però, non tutti i Paesi stanno utilizzando le stesse modalità (e gli stesso criteri di applicazione). Sta di fatto che, in linea di massimo, il Passenger Locator form deve essere compilato prima dello spostamento verso altri Paesi (o prima del ritorno in Italia, per chi non lo avesse già fatto nel viaggio d’andata). Ma quali dati sono richiesti?

Passenger locator form, l’altro QRcode per viaggiare in UE

Come spiegato nell’ordinanza del Ministero della Salute, datata 16 aprile 2021, nel PLF dovranno essere indicati: nome, cognome, documento d’identità (Cie, Carta d’identità o passaporto in corso di validità), recapiti telefonici e mail, contatto di emergenza. E non solo: tra i dettagli da comunicare – questo rende il codice valido solo per il singolo viaggio – ci sono anche il mezzo di trasporto utilizzato per lo spostamento da un Paese all’altro e l’indirizzo del posto in cui si alloggerà. Insomma, tutti criteri che rispondono al nome di Passenger locator form.

Più semplicemente, come spiega il Ministero della Salute, il PLF è: «Un modulo per la localizzazione del passeggero – anche conosciuto come Passenger Locator Card – con cui vengono raccolte informazioni sull’itinerario di viaggio, recapito telefonico e indirizzo di permanenza in territorio nazionale per permettere all’Autorità Sanitaria di contattare tempestivamente il passeggero, qualora esposto ad una malattia infettiva diffusiva durante il viaggio in aereo». Qui tutti gli altri dettagli.

Tutti uguali? Ovviamente no

Abbiamo citato il Green Pass che – per funzionalità di utilizzo e restrizioni – cambia di Paese in Paese. E il PLF non è da meno. Come detto, infatti, non tutti gli Stati membri hanno scelto di fornire il documento per ottenere il QRcode digitale attraverso la piattaforme comunitaria. Per esempio, in Grecia, in Spagna e in Portogallo valgono procedure e siti di riferimento differenti. Un discorso analogo vale per il Regno Unito che non ha ancora sciolto le riserve sul Green Pass, ma richiede il PLF (oltre a una quarantena fiduciaria di 10 giorni per chi arriva).

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