I politici non si rendono conto che i social network possono rappresentare il loro principale ostacolo
Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy, evidenzia i rischi che i politici potrebbero correre esponendosi e condividendo aspetti della propria vita privata sui social network
22/08/2022 di Giordana Battisti
Il ruolo dei social network è cambiato radicalmente nel corso degli anni, tanto che a oggi molti social network non vengono più utilizzati per lo scopo per cui effettivamente sono stati creati. Per esempio, se Facebook era un mezzo per restare in contatto con la propria cerchia di amici e conoscenti più o meno vasta a oggi viene spesso utilizzato dagli utenti per informarsi e scambiare opinioni e dai politici per condividere materiale o informazioni utili a supporto delle proprie posizioni politiche. Instagram, incentrato sulla condivisione delle immagini, oggi è spesso utilizzato dagli attivisti per fare informazione riguardo ai temi di cui si occupano oppure da aziende e influencer per scopi legati al marketing. Insomma, i social sono un luogo virtuale dove si fa anche politica. I politici conoscono le potenzialità di questo mezzo – infatti non di rado affidano la gestione dei propri account a dei social media manager – ma dovrebbero prestare maggiore attenzione ai rischi e ai potenziali risvolti spiacevoli che l’utilizzo dei social network potrebbe comportare. L’incrocio tra politica e social network è sicuramente difficile da gestire e questa difficoltà si acuisce nel momento in cui anche la vita privata di un personaggio pubblico viene coinvolta.
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L’archivio del web che «non dimentica e non perdona»
Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy, associazione il cui scopo è “radunare e rappresentare, mediante il vincolo associativo, tutti i professionisti della privacy e della protezione dei dati”, ha utilizzato delle parole chiare e dirette per descrivere quanto sta accadendo di recente ad alcuni politici che hanno dovuto rinunciare alla propria candidatura dopo le polemiche per le loro dichiarazioni problematiche sui social o nelle interviste. «Il fenomeno sociologico di voler condividere costantemente aspetti della propria vita privata, i propri pensieri e azioni, è preoccupante perché ha contagiato tutti, compresi i politici che dovrebbero avere più attenzione e cautela nell’esprimere a bruciapelo opinioni spesso frutto di emotività sui social. Non si rendono conto che il web non dimentica e non perdona» ha detto Bernardi all’Adnkronos.
Raffaele La Regina, segretario del PD in Basilicata, aveva ritirato la sua candidatura alle prossime elezioni per via di alcune frasi contro Israele postate su Facebook e Twitter alcuni anni fa. Per difendersi dalle critiche, La Regina aveva inizialmente deciso di rendere il proprio profilo Twitter privato ma questa scelta, presa a posteriori, non è stata affatto risolutiva. In un articolo pubblicato sabato avevamo parlato delle decisioni di La Regina e proposto una riflessione sull’utilizzo dei social network per fare campagna elettorale. Per evitare situazioni del genere sarebbe preferibile utilizzare, per diffondere messaggi politici, un account diverso da quello personale. In effetti, l’account Twitter di La Regina a oggi non è più lucchettato e presenta un solo tweet, quello con cui annuncia di voler rilanciare la propria candidatura:
Quando si ha 20 anni si esprimono e si pensano molte cose. Poi si cresce, si studia, si cambia idea.
Rinuncio alla mia candidatura perché il Pd viene prima di tutto e perchè questa campagna elettorale è troppo importante per essere inquinata in questo modo.
— Raffaele La Regina (@RaffaeleLaRegin) August 20, 2022
(Immagine in copertina: dal profilo Twitter di Raffaele La Regina)