Il giornalista che ha contattato i nomi contenuti nel leak sulle donazioni ai camionisti canadesi si scusa

Era finito nel cuore delle polemiche per l'utilizzo di questi dati personali che erano stati estrapolati dalla piattaforma di fundraising GiveSendGo

18/02/2022 di Gianmichele Laino

Vi avevamo raccontato, nei giorni scorsi, dell’hackeraggio della piattaforma GiveSendGo. Si trattava del servizio di fundraising che i camionisti del Freedom Convoy in Canada avevano utilizzato per raccogliere donazioni e finanziare le loro proteste, dopo che la piattaforma GoFoundMe aveva deciso di sospendere le sottoscrizioni per palese contrasto con le policies del suo servizio. Dall’hackeraggio erano emersi centinaia di dati personali: tutte le persone – con indirizzo mail, numero di telefono e altre indicazioni sensibili – che avevano partecipato, sebbene con un importo minimo, alla causa dei camionisti canadesi che stanno protestando ancora oggi (con il Paese in stato d’emergenza) contro la vaccinazione obbligatoria contro il coronavirus per l’intera categoria. Un giornalista della testata The Salt Lake Tribune aveva avuto accesso a questo leak di dati e aveva iniziato a contattare alcuni sottoscrittori, inviando loro delle mail.

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Hackeraggio GiveSendGo: l’azione di un giornalista e le sue scuse

Questo aspetto era stato evidenziato da un account Twitter – Libs of TikTok – che aveva mostrato la mail con cui il giornalista in questione, Bryan Schott, aveva contattato alcuni utenti: «Il Salt Lake Tribune sta utilizzando i dati compromessi della piattaforma GiveSendGo per raggiungere i donatori che hanno versato solo $ 50. Questa è molestia. Questo non è giornalismo». La polemica è andata avanti per alcune ore, fino a costringere alla retromarcia il giornalista stesso.

«Quando ho contattato i cittadini dello Utah, le cui informazioni sono apparse nei dati GiveSendGo, è stato per genuina curiosità. Speravo di esplorare il collegamento tra lo Utah e una grande storia [che si stava verificando in Canada, ndr]. Non ho divulgato pubblicamente alcuna informazione personale dall’elenco, né lo farò. Non ho condiviso questi dati con nessuno, né ho intenzione di farlo. Mi scuso se ho causato problemi o turbamento. Non era certo quella la mia intenzione».

La risposta del giornalista si è resa necessaria dopo che la segnalazione dell’account Libs of TikTok era diventata molto virale tra gli utenti tradizionalmente conservatori, nella comunità critica nei confronti delle vaccinazioni e nei supporter della protesta dei camionisti canadesi. Tra questi, anche il senatore Ted Cruz che ha definito “vergognoso” il comportamento del giornalista. Il problema sta nell’utilizzo dei dati personali derivanti da un leak a una piattaforma. Approfittarne, soprattutto nel caso in cui non si configuri un reato, non è un comportamento eticamente corretto. Bisogna distinguere la portata dei leak e le persone coinvolte da questi ultimi. Donare 50 dollari non è certo un comportamento punibile e non si capisce cosa abbia suscitato l’interesse del giornalista coinvolto.

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