Dopo l’attacco hacker ai siti di Difesa e Senato, lente puntata sulle banche
Del resto, Banca d'Italia - sin dai primi giorni dopo l'inizio della guerra - aveva lanciato l'allarme
13/05/2022 di Gianmichele Laino
L’attacco di Legion-Killnet ai siti istituzionali del Senato, del ministero della Difesa, dell’Istituto Superiore di Sanità e di altri enti italiani ha letteralmente scatenato l’effetto domino in diversi settori del nostro apparato. Adesso, il timore è quello di una concentrazione di attacchi anche nel settore bancario. Dettato da una semplice equazione: se l’obiettivo degli hacker o degli hacktivisti è quello di rispondere esattamente con la stessa moneta rispetto a quanto politica e istituzioni occidentali hanno fatto alla Russia, allora il prossimo passaggio potrebbe interessare il settore finanziario. I capitali degli oligarchi russi sono finiti nel mirino delle sanzioni occidentali e le grandi aziende e multinazionali americane ed europee hanno interrotto le loro relazioni con il mercato di Mosca. Per questo, anche in Italia, ci si attendono ripercussioni in questi settori.
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Hacker e banche, i timori delle autorità italiane
In realtà, nulla di particolarmente nuovo e nulla che non sia stato previsto sin dai primi giorni dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e dalle successive sanzioni che l’Occidente aveva predisposto contro Mosca. Il 7 marzo, infatti, Banca d’Italia e Consob avevano chiesto a tutti gli istituti di credito e a tutte le autorità finanziarie di alzare le difese nei confronti di possibili attacchi informatici. Un campanello d’allarme che era stato ripetuto più volte da tutti gli enti preposti alla difesa del perimetro cyber del nostro Paese, consapevoli che la guerra all’Ucraina si sarebbe potuta trasformare nel breve periodo in una sorta di guerra ibrida anche sul resto del continente e oltre l’Atlantico.
Ma non ci sono dei segnali nuovi – a parte il gesto dimostrativo di Legion-Killnet – per far alzare di un ulteriore tacca il livello d’allerta. La sensazione è che ripetere e ribardire questi allarmi sia dovuto esclusivamente a una impreparazione di fondo delle istituzioni italiane sul livello della cybersicurezza.
Foto IPP/Silvia Loré – Roma