Quello che era successo al Gutenberg Project
Nel 2020, era finito nella lista dei siti sequestrati dalla Guardia di Finanza nell'ambito di un'azione di contrasto, da parte della procura di Roma, alla pirateria online
22/03/2023 di Redazione Giornalettismo
Tempi biblici. E non è una battuta legata al primo libro stampato con i caratteri mobili inventati da Johannes Gutenberg. Sono quelli che si sono resi necessari per capire quanto le leggi europee potessero essere confacenti al Gutenberg Project che, al contrario, rappresenta il tentativo – che affonda le sue radici negli anni Settanta – di creare una prima biblioteca digitale. I testi, o la maggior parte di questi testi, non sono coperti dal diritto d’autore, in quanto di pubblico dominio. Eppure, nel 2020, in mezzo a un’inchiesta della Procura di Roma che riguardava la pirateria online e, di conseguenza, la violazione stessa del copyright, è finita anche questa piattaforma. Con il risultato che, in Italia, è stata oscurata.
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Gutenberg Project, cosa è successo
Le restrizioni sul diritto d’autore in Europa sono molto più stringenti che altrove. Su questa base, probabilmente per una interpretazione troppo letterale delle disposizioni in materia, la magistratura italiana ha ritenuto di dover agire anche su questo grande aggregatore di contenuti, che ha rappresentato – per accademici, studenti e non solo – una fonte inesauribile di sapere. Soprattutto per quelle pubblicazioni ottocentesche (o al massimo, nel caso dell’Italia, che si spingevano fino all’inizio del Novecento) che possono essere considerate pubblico dominio.
Misure analoghe sono state intraprese in Germania dove, però, alla fine la situazione ha trovato uno sbocco. In Italia, nonostante il sito sia accessibile da alcuni provider, resta ancora la macchia di quel sequestro a una delle fonti del sapere open source più autorevoli in assoluto. «Non abbiamo davvero sufficienti informazioni per commentare quanto successo – aveva detto all’epoca Greg Newby, a capo della fondazione che mantiene il Progetto Gutenberg -. La prima volta che ne abbiamo sentito parlare è stata quando qualche utente ci ha chiesto come mai non riuscisse ad accedere dall’Italia». La decisione, all’epoca, fu quella di non avviare nessun procedimento legale, vista la diversità di giurisdizione.
Tuttavia, come spesso accade, la mancanza di chiarezza in relazione ad alcune procedure della rete genera mostri. Mettere insieme il Gutenberg Project con altri portali e siti che – effettivamente – diffondevano opere d’ingegno in maniera piratesca, creando danni potenziali agli editori per migliaia di euro, è stata una scelta che, ancora oggi – e nonostante l’approssimarsi di una decisione della corte americana sul caso Hachette v. Internet Archive – sembra miope.