La Guardia di Finanza fa un blitz in regione Lombardia per la storia del Pio Albergo Trivulzio e delle RSA

Fino a questo momento c’erano state le indiscrezioni relative alle inchieste giornalistiche e le dichiarazioni di responsabili e di addetti ai lavori che hanno evidenziato una gestione approssimativa dell’emergenza coronavirus nella regione Lombardia per quanto riguarda le RSA in generale e il Pio Albergo Trivulzio in particolare. Adesso l’inchiesta continua ad allargarsi e ha portato a un blitz della Guardia di Finanza al Pirellone, nel palazzo che ospita appunto il consiglio regionale lombardo. Scopo dei militari è quello di individuare e di acquisire documenti che possano dare testimonianza sulla gestione dell’emergenza in questo particolare settore.

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Guardia di Finanza Lombardia, il blitz al Pirellone

Nella giornata di ieri era stato proprio il Pio Albergo Trivulzio a subire un blitz analogo, su indicazione dei pubblici ministeri Mauro Clerici e Francesco De Tommasi. La visita della Guardia di Finanza alla struttura era andata avanti sino a notte inoltrata, per cercare di portare a casa una serie di cartelle cliniche e di documenti relativi ai ricoverati nella casa di riposo proprio in questa complessa fase dell’emergenza sanitaria.

Nel mirino, come era già emerso, c’erano le varie analisi effettuate – compresi i tamponi – e c’erano anche le disposizioni fornite in tema di mascherine per il personale sanitario che operava all’interno della struttura. In regione Lombardia, invece, il blitz riguarda documenti di altro tipo. Le Fiamme Gialle di Milano, infatti, starebbero cercando documenti sulle direttive che l’amministrazione regionale e l’assessorato al Welfare hanno dato al Pio Albergo Trivulzio e alle rsa sulla gestione degli anziani e dei pazienti. Lo scopo è comprendere se ci sia stato qualche bug nella catena di comando tra la task force della regione e le singole strutture, che hanno poi causato un numero anomalo di decessi e di contagio nelle RSA.

In modo particolare, la lente d’ingrandimento si va a collocare su quei provvedimenti che, partiti dalla regione, avevano chiesto alle Aziende territoriali sanitarie di individuare delle RSA all’interno delle quali collocare i pazienti di coronavirus meno gravi.

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