Cosa pensa Stefano Quintarelli, ideatore dello SPID, dell’idea di spegnerlo?
Il dibattito sullo SPID e sulle intenzione del governo Meloni è aperto e abbiamo provato a capire cosa pensa Stefano Quintarelli in merito
20/12/2022 di Ilaria Roncone

La questione che tiene banco da ieri e anche oggi continua ad essere al centro della cronaca giornalistica e sui social è quella relativa allo SPID: il governo Meloni – tramite la bocca del sottosegretario Butti – ha fatto sapere che l’intenzione è quella di far migrare l’identità digitale degli italiani dal sistema ideato da Stefano Quintarelli alla Cie (Carta di identità elettronica). Nell’occasione in cui abbiamo intervistato Stefano Quintarelli per una delle puntate di RAM, dello SPID abbiamo parlato ampiamente evidenziandone i numeri (erano, questa estate, oltre 32 milioni le identità digitali attivate) e i meriti. Il Sistema Pubblico di Identità Digitale ha il merito di permettere – tramite smartphone e con un paio di click – di accedere, confermando inequivocabilmente la propria identità, a tutta una serie di servizi della Pubblica Amministrazione e dei privati che hanno scelto di aderire.
I numeri degli iscritti a SPID – con un forte aumento registrato durante la pandemia, quando fare le cose sfruttando lo smartphone al posto di recarsi fisicamente nei luoghi è diventato fondamentale -restituiscono chiaramente il grande successo avuto dal sistema, quindi il dibattito acceso che si è venuto a creare ha particolarmente senso. Ripercorriamo la questione.
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Spid, quali sono le intenzioni del governo Meloni
Alessio Butti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione tecnologica, ha ribadito la posizione sulla questione in una lettera al Corriere della Sera: l’identità digitale che oggi si può manifestare sia attraverso lo SPID che tramite la CIE dovrà essere «una, nazionale e gestita dallo Stato»: «Stiamo lavorando, sulla base di questa idea, sondando le necessità di tutti gli stakeholder coinvolti. I primi esiti dei nostri colloqui sono incoraggianti e li puntualizzeremo nei prossimi mesi con estrema trasparenza».
Pur riconoscendone i limiti (tempi di rilascio lunghi, 16,79 euro di costo, lettore smartcard da collegare ancora poco utilizzabile da pc e smartphone), l’idea è quella di «coinvolgere i fornitori di identità digitale. Un’idea potrebbe essere chiedere loro un supporto alla migrazione a Cie, favorendo una transizione negoziata tra i due sistemi. Sia Spid che Cie sono ‘identita’ digitali Eidas’, notificate a Bruxelles. La migrazione andrà pertanto gestita a livello europeo, spiegandone il senso e, soprattutto, notificando tempestivamente eventuali variazioni tecnologiche necessarie a rendere la Cie più usabile. A beneficio dei nostri cittadini e delle nostre imprese».
Tutti problemi che, a ben guardare, le persone hanno e fanno presenti anche sulla pagina Mastodon di Quintarelli.
Cosa pensa l’ideatore dello Spid?
Si tratta di una domanda che abbiamo provato a fargli ma, una volta contattato, Stefano Quintarelli – che oltre ad aver creato lo Spid è anche esperto di Digital Identity per l’OCSE – ha scelto di non rispondere alle nostre domande. Domande che, comunque, trovano effettivamente un chiarimento sul profilo Mastodon di Quintarelli – su cui molti stanno raccontando la propria esperienza con l’identità digitale legata a Spid – e sul suo blog.
L’invito di Quintarelli è quello di leggere la pagina del suo blog in cui ha spiegato – come farebbe con la sua famiglia come aveva fatto anche nella precedente intervista con noi – a cosa serve SPID e a cosa è servito, in particolar modo durante la pandemia. Quintarelli non ha mai esitato a definire lo SPID «la cosa più significativa fatta per la digitalizzazione del paese negli ultimi 25 anni le ho spiegate qui».