Google Mum, l’intelligenza artificiale che potrebbe cambiare l’idea di Seo

Il nuovo algoritmo per le ricerche è stato annunciato nel maggio scorso. Scopriamo di cosa si tratta e quali sono le differenze con il precedente

28/07/2021 di Enzo Boldi

Si chiama “mamma” (in inglese), ma si tratta solamente dell’acronimo di Multitask Unified Model. È il nuovo algoritmo, che si basa sull’intelligenza artificiale, di Google. Una novità annunciata dallo stesso Big Tech intorno alla metà di maggio di quest’anno e che potrebbe avere riverberi molto importante sull’indicizzazione dei contenuti sul motore di ricerca. Google Mum è un’innovazione che aggiungi nuovi e innovativi elementi al predecessore “BERT” e che rischia di far scomparire del tutto quella SEO (search engine optimizer) molto cara al digital marketing e all’informazione online.

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Partiamo dalla domanda fondamentale: cos’è Google MUM? La risposta arriva direttamente da un post pubblicato sul blog di Google il 18 maggio di quest’anno. Vediamo i punti focali di questa novità: «I motori di ricerca di oggi non sono abbastanza sofisticati per rispondere come farebbe un esperto. Ma con una nuova tecnologia chiamata Multitask Unified Model, o MUM, ci stiamo avvicinando ad aiutarti con questi tipi di esigenze complesse. Quindi, in futuro, avrai bisogno di meno ricerche per fare le cose».

Tutto chiaro? Forse no. Per questo motivo viene fornito anche un esempio pratico: «Ma se stavi parlando con un esperto di escursionismo; potresti fare una domanda: “cosa dovrei fare diversamente per prepararmi?”. Otterrai una risposta ponderata che tenga conto delle sfumature del tuo compito e ti guidi attraverso le molte cose da considerare. Questo esempio non è unico: molti di noi affrontano tutti i tipi di attività che richiedono più passaggi con Google ogni giorno. In effetti, scopriamo che le persone emettono in media otto query per compiti complessi come questo».

Google Mum, come funziona il nuovo algoritmo che potrebbe cancellare la SEO

Una semplificazione per le ricerche dunque. Una risposta multipla a una singola domanda, con tutti gli annessi del caso e le specifiche anche ad argomenti non richiesti, ma potenzialmente correlabili. Il tutto, ovviamente, sfruttando un nuovo algoritmo (quasi esperienziale, potremmo dire) attraverso l’intelligenza artificiale. Un bel passo in avanti rispetto a BERT (Bidirectional Encoder Representations from Transformers), il predecessore di Google MUM, che non forniva tutte le risposte a una singola domanda e che “costringeva” l’utente a formulare vari quesiti prima di arrivare a una risposta più completa. In tutte le sue sfaccettature.

Come cambia il web?

Di fatto, dunque, il motore di ricerca diventa un vero e proprio cervello. Simile a quello umano, con tanto di sinapsi digitali che formulano risposte più complete (ed esperte) a una singola domanda. Novità che, come al solito, portano con sé anche alcuni problemi. Al momento, come spiegato da Google, il tutto funzionerà snodandosi attorno a 75 lingue differenti. Ma il nuovo algoritmo riuscirà a essere efficiente e sarà in grado di abbattere quel limite della barriera linguistica nelle fonti da cui attingere? E poi, che fine farà la SEO, ovvero l’ottimizzazione per essere indicizzati sul motore di ricerca di Google, utilizzata da molti (quasi tutti) i portali – di aziende, marketing e di informazione – presenti in quel vasto mare chiamato web? Perché proprio l’indicizzazione di contenuti online è diventata una vera e propria professione. Per essere efficaci su Google (ma anche sugli altri motori di ricerca) occorre seguire delle regole di “compilazione” molto rigide e ferree. Insomma, il lato umano dietro la creazione di contenuti ad hoc rischia di sparire visto che ci sarà un’intelligenza artificiale ad assemblare le risposte a una domanda.

(foto di copertina: da blog di Google)

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