Il mancato rilascio di Bard in Europa «frutto di un atteggiamento prudente per testare il prodotto»

Abbiamo riflettuto insieme a Cristiano De Nobili, esperto sulle tematiche AI, sul perché Google Bard (per ora) non è stato rilasciato nei paesi europei

12/05/2023 di Ilaria Roncone

Perché Google Bard ha preferito evitare l’Unione europea? Abbiamo chiesto a Cristiano De Nobili, esperto in materia di addestramento e funzionamento dell’AI, quali potrebbero essere le ragioni di questa scelta. L’atteggiamento di Google, è evidente, è prudente. Lo era stato l’AD che, un paio di mesi fa, ha scritto una mail ai suoi dipendenti per parlare delle criticità e dei miglioramenti a cui si sarebbe dovuto puntare anche grazie all’addestramento frutto dell’interazione con gli utenti.

LEGGI ANCHE >>> Quali sono le ultime evoluzioni di Bard? Google lo ha messo nero su bianco

Perché Google Bard non è stato rilasciato in Ue?

Chiedendo l’intervento di Cristiano De Nobili siamo partiti proprio da questo presupposto: perché la maggior parte dell’Unione europea è rimasta esclusa e quanta prudenza si può intravedere in questa decisione di Google? «Può essere che Google, essendo che l’Europa è un po’ più delicata come territorio commerciale per loro – sia per la cura dei cittadini dal punto di vista della privacy, sia per il GDPR a cui spesso non è immediato essere conformi -,  stia attendendo».

«Attende anche perché è meglio provare questa versione in altri Paesi, che sono più permissivi, vedere se emergono problematiche a cui non hanno pensato. Quindi, quando queste problematiche emergono, possono correggerle ed è qua il momento in cui, poi, risulterà più facile metterlo sul mercato europeo». Si tratterebbe, quindi, di un atteggiamento prudente per testare il prodotto in contesti in cui – per via dell’assenza di leggi su tematiche come la gestione dati e la privacy o le politiche più soft – ci sono meno rischi per l’azienda.

Lancio affrettato per ricordare che Google sta presidiando il campo

«Credo che se queste cose emergono in altri paesi, quindi, poi ciò non crea danni all’azienda. Se queste problematiche emergessero in ambito europeo, invece, creerebbero danni perché violerebbero delle norme», spiega l’esperto. «Stanno sicuramente attendendo anche la versione finale e l’approvazione dell’AI Act (il testo proposto dalla Commissione nell’aprile 2021 è stato approvato dalle commissioni Mercato Interno e Libertà Civili del Parlamento europeo, ora si attende – prima della negoziazione con il Consiglio europeo – l’approvazione dell’intero Parlamento in seguito alla plenaria del 2-15 giugno n.d.R.). D’altro canto non possono aspettare solo per l’Europa, dato che la tecnologia sta evolvendo così velocemente, e preferiscono lanciare subito in alcuni paesi la tecnologia così com’è, per far parlare di Google».

Google che, come conclude De Nobili, «sta soffrendo molto il fatto che Open AI, quindi Microsoft, abbia il primato su questa tipologia. Google creso sia anche gelosa perché gran parte di questa tecnologia è frutto di ricerche che vengono da Google, da Google Brain e dai dipartimenti di ricerca di Google. In particolare la tecnologia dei Transformer (in GPT la T sta per Transformer, idea nata in Google).

Share this article
TAGS