I possibili motivi dell’esclusione dell’Italia dal Google AI Hackathon

Un caso simile accadde nel 2007, quando gli sviluppatori italiani non potettero partecipare all'Android Developer Challenge

28/03/2024 di Enzo Boldi

È scritto a chiare lettere, fin dalla pagina web iniziale in cui vengono spiegate le “regole del gioco”, i premi in palio, il numero di partecipanti e la data di scadenza per le iscrizioni: l’Italia è stata esclusa dalla partecipazione al Google AI Hackathon. Anzi, tutti coloro i quali risiedono nel nostro Paese non potranno partecipare a questo concorso/competizione basata sulla creazione di app utilizzando gli strumenti di intelligenza artificiali sviluppati dal colosso di Mountain View. Il Belpaese è stato inserito nel ristretto elenco delle “restrizioni”, insieme a Brasile, Québec, Crimea, Cuba, Siria, Iran, Corea del Nord, Sudan, Bielorussia, Russia e gli abitanti di Donetsk e Lugansk.

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In tutto il resto del mondo, con le uniche altre esclusioni che riguardano i Paesi in cui Gemini – il chatbot conversazionale sviluppato da Google – non è stato ancora reso disponibile, gli sviluppatori potranno mettersi all’opera per creare app utilizzando l’AI del colosso di Mountain View e sperare di vincere uno dei premi in denaro (il montepremi totale è di 50mila dollari, suddivisi per le nove categorie previste dal regolamento) e, soprattutto, ottenere visibilità all’interno dell’ecosistema di Google.

Google AI Hackathon, perché l’Italia è stata esclusa

Ma chi risiede in Italia non potrà partecipare. Il nostro Paese, infatti, è stato inserito nella cerchia ristretta delle esclusioni. Ma non c’è ancora una motivazione ufficiale del motivo di questa decisione.

Giornalettismo ha chiesto direttamente a Google di spiegare le motivazioni di questa esclusione territoriale, ma siamo ancora in attesa di una risposta. Nel frattempo, però, una possibile indicazione (anche se non certa) su ciò che è accaduto arriva da Guido Scorza, componente del Garante della Protezione dei dati personali. Rispondendo al post X @MonitoraPA che per primo ha sollevato la questione – tirando in ballo proprio l’Autorità -, Scorza ha (ma lui stesso parla di “ipotesi”) ricordato ciò che accadde nel lontano 2007.

Si fa riferimento a un qualcosa di molto simile (anche se con strumenti differenti) a un’altra competizione organizzata da Google 17 anni fa: l’Android Developer Challenge che, a differenza del Google AI Hackathon, aveva un montepremi di gran lunga superiore (10 milioni di dollari). All’epoca dei fatti, l’Italia venne esclusa. Anzi, i residenti sul suolo italiano erano stati esclusi. Il motivo, secondo una ricostruzione del quotidiano La Repubblica, fu il seguente:

«Si è trattato di restrizioni locali, probabilmente legate alla necessità di immobilizzare su un conto corrente l’intero ammontare del premio, e di assegnarlo davanti a un notaio». 

Secondo Guido Scorza (che oggi mette sullo stesso piano quella decisione del 2007 e quella odierna di Google), ci sarebbe una scappatoia legislativa che Google dovrebbe tenere in considerazione per non farsi “intimorire” dagli incastri della burocrazia italiana. Si fa riferimento all’articolo 6 del DPR 430 del 2001, in cui vengono riportate quelle manifestazioni che non devono essere considerate “a premio” (e che dunque non devono portare all’immobilizzazione su un conto corrente e l’assegnazione davanti a un notaio):

«I concorsi indetti esclusivamente per la produzione di opere letterarie, artistiche o scientifiche, nonché per la presentazione di progetti o studi commerciali o industriali, nei quali il conferimento del premio ha carattere di corrispettivo di prestazione d’opera o rappresenta il riconoscimento del merito personale o un titolo d’incoraggiamento nell’interesse della collettività». 

Un suggerimento che non venne raccolto nel 2007 e che, probabilmente, non sarà raccolto neanche per il Google AI Hackathon di quest’anno. Sempre che sia questo il reale motivo dell’esclusione dell’Italia.

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