Conte ha ammesso che, prima di andare al governo, non aveva studiato nulla sulla Tav

C’è chi pensava che Giuseppe Conte fosse un indefesso difensore della Tav, un ‘tecnico’ che – in quanto tale – vedeva per forza di cose i maggiori benefici dell’infrastruttura, lasciando ai politici del Movimento 5 Stelle (che pure lui rappresenta) le perplessità sulla Torino-Lione. Invece, nel corso dell’intervista esclusiva rilasciata nella giornata di ieri a Marco Travaglio del Fatto Quotidiano, Giuseppe Conte ha ammesso di saperne ben poco di Tav. O, meglio, di non aver approfondito il tema prima di entrare a Palazzo Chigi.

Giuseppe Conte non aveva studiato la Tav

Inoltre, lascia capire – attraverso le sue dichiarazioni – come, prima di questa crisi sull’argomento, la sua posizione fosse decisamente sfumata in materia. «Non sono sempre stato un No Tav – dice Conte -. Prima di prendere in mano il dossier (si riferisce forse all’analisi costi-benefici?, ndr), davvero non avevo alcuna opinione in materia». Dopo un piccolo inciso sulla sua passione per la blue economy, Conte torna alla carica: «Sul Tav non avevo studiato nulla, quindi non ero né pro né contro. Anzi, a furia di dire che il Tav era in pieno corso, iniziavo a pensare che tanto valesse ultimare il tratto mancante».

Poi è arrivata l’analisi costi-benefici richiesta dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli e, in seguito, gli altri pareri di tecnici indipendenti che il presidente del Consiglio si è premurato di ascoltare: «Se l’analisi costi-benefici non avesse retto, avrei detto sì a Salvini e no a Di Maio, anche se sapevo che avrei messo in forte difficoltà il M5S. Ma il mio obiettivo è quello di decidere cosa è meglio per gli italiani, non per il M5S».

Soltanto negli ultimi giorni, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha assunto una presa di coscienza della Tav

Insomma, le ultime valutazioni – e solo le ultime, interpretando le parole del presidente del Consiglio – lo hanno portato ad affrontare la tematica della Tav, prima sottovalutata. Considerando che l’epoca di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi è iniziata circa nove mesi fa, possiamo dedurre che – in nove mesi, o anche meno, vista l’urgenza che il tema ha acquisito nelle ultime settimane – il presidente del Consiglio si sia dovuto formare a 360 gradi su una infrastruttura strategica. Che, con una sua decisione, ha il potere di farla continuare, di bloccarla, di modificarla. Le lotte per la Tav vanno avanti dagli anni Novanta. Possibile che, nel frattempo, una delle massime istituzioni del nostro Paese non si sia interessato del tema?

FOTO: ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

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